WTA ‘s-Hertogenbosch: Vikhlyantseva-Kontaveit, non è un affare per vecchi

Terza finale più giovane del 2017 dopo Biel e Charleston: nel torneo WTA di 's-Hertogenbosch si sfideranno Natalia Vikhlyantseva ed Anett Kontaveit, 41 anni in due.

Sarà una nuova finale tra giovanissime, la terza in questo 2017, a stabilire la nuova campionessa del WTA International di ‘s-Hertogenbosch e, si può già dire, sarà una prima volta sia per Natalia Vikhlyantseva che per Anett Kontaveit.

L’unica delle due giocatrici ad aver giocato fino ad ora una finale a livello WTA è la tennista estone, che da metà marzo sta giocando a livelli estremamente interessanti: prima di Miami era numero 122 al mondo, da lunedì sarà almeno nei pressi delle prime 40 con la possibilità in caso di vittoria di essere tra il numero 35 ed il numero 36 del mondo (dipenderà anche dal risultato di Lucie Safarova a Nottingham).

Oggi, per Kontaveit, il successo 6-3 6-7(0) 6-2 ai danni di Lesia Tsurenko con il primo ed il terzo set dominati e la bravura di non lasciarsi demoralizzare da un tie-break giocato piuttosto male dopo un secondo set in cui era stata sempre chiamata a rincorrere la giocatrice ucraina, avanti prima 3-0 poi 4-2 e servizio. Dunque domani giocherà la seconda finale WTA in carriera dopo quella persa a Biel da Marketa Vondrousova. Quella in Svizzera, tra l’altro, è anche la finale più giovane della stagione WTA fin qui, con Kontaveit che ha compiuto 21 anni a fine dicembre scorso e Vondrousova che invece ne farà 18 a fine giugno. Sul podio, prima di quella di ‘s-Hertogenbosch, c’è anche la finale di Charleston dove Daria Kasatkina si impose contro Jelena Ostapenko, entrambe diciannovenni.

L’altra finalista è invece Vikhlyantseva, che ha approfittato di una giornata molto negativa di Ana Konjuh. Il 6-3 7-5 della russa è arrivato anche grazie ai tanti errori in risposta della croata, che spesso non riusciva a far partire lo scambio. Nel primo parziale è bastato il break sul 2-1 e l’allungo sul 4-1 dopo un game rimontato da 15-40, nel secondo invece c’è voluto uno sforzo in più perché il calo sul 3-1 ha dato speranza alla giocatrice di Dubrovnik, la quale però sul 5-5 commetteva ancora tanti errori in un turno di battuta e dava strada alla rivale che prima di allora, in carriera, aveva giocato solo una semifinale: a San Pietroburgo, a febbraio, quando perse da Kristina Mladenovic 5-7 6-2 6-2.

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