Attacchi e volèe. L’invidia è una brutta bestia, anche nella WTA

Molte colleghe della Sharapova hanno espresso il loro duro parere sulla russa. Parole spesso forti, anche troppo, tanto da farci pensare sia andati ben oltre la vicenda doping.

A scanso di equivoci lo diciamo subito: questa non vuole essere una difesa nei confronti di Maria Sharapova. È bella, ricca, famosa, di successo e per questo, ne siamo certi, suscita l’invidia di molte. Ecco, l’invidia è in realtà l’elemento perno di questa nostra riflessione, sentimento che da sempre serpeggia tra le donne (molto più che tra gli uomini) scatenando piccate reazioni, talvolta eccessive. Non fa certo eccezione l’universo tennistico in gonnella, ed è qui che entra in gioco la Sharapova.

Giusto o sbagliato che fosse, il fatto che rientrasse da una squalifica per doping e non da infortuni o altri sfortunati eventi è passato addirittura in secondo piano, tanto è dirompente l’appeal della siberiana.
La vicenda del meldonium potrà averne anche irrimediabilmente macchiato la carriera, ma alzi la mano chi pensa che il personaggio Sharapova ne sia uscito in qualche modo indebolito. Gli sponsor sono ancora tutti lì (salvo qualche rara eccezione), i milioni di tifosi in giro per il mondo non hanno mai smesso di sostenerla ed amarla incondizionatamente, i tornei le hanno steso il tappeto rosso, i media hanno atteso e raccontato il suo ritorno come quello del messia. Diciamo la verità, l’attesa spasmodica che aleggiava attorno al suo rientro ha avuto pochi eguali in passato.

E questo può aver fatto storcere il naso a più di una sua collega. Le reazioni iniziali alla positività al meldonium, del tutto comprensibili, si sono fatte sempre più livorose man mano che ci si avvicinava al rientro della russa. Se prima ci si limitava a dire “è giusto che paghi”, man mano che i tornei le concedevano wild card e l’entusiasmo attorno al suo rientro cresceva, i toni di alcune giocatrici si facevano sempre più aspri, duri, accesi, e crescevano l’insofferenza ed il fastidio.
In tante, per questo, si sono sentite in diritto e dovere di esprimere la loro lapidaria opinione, financo a chiamarla senza indugio “cheater” (imbrogliona) e ad invocarne la radiazione.

Ora, per quanto il principio possa essere giusto, e molte di loro abbiamo parlato in nome dello sport pulito, l’impressione è che le reazioni siano andate ben oltre all’episodio che stavano commentando e alla circoscritta vicenda della sospensione per doping. A Masha è stato riservato un trattamento “speciale”: le parole di alcune tenniste trasudavano un livore che oltrepassava il commento asettico riguardo una collega rientrante dopo una pena già scontata. Come se avessero colto la palla al balzo per riversare tutta la loro acredine contro la siberiana, dettata proprio da quell’invidia di cui sopra; come se, con il pretesto di commentare la vicenda, avessero finalmente un appiglio per poterla attaccare a tutto campo e metterla in cattiva luce.

La sensazione è che, se fosse successo a chiunque altro, non avrebbero commentato con altrettanto astio e rancore. Proprio perché Maria, nel bene o nel male, fa sempre discutere, smuove le masse, attira curiosi anche fuori dalla cerchia degli appassionati di tennis, ha un potere mediatico che chiunque altra si sogna (ad eccezione di Serena Williams).
Sparando a zero sulla Sharapova, magari facendo a gara a chi ci andava più pesante, hanno cercato di puntare i riflettori su se stesse, tentando di brillare per luce riflessa. Ma quel brillio è già svanito, e Maria Sharapova è uscita da tutto questo tumulto se possibile ancor più rafforzata, gestendo in maniera impeccabile l’onda d’urto che l’ha travolta. La sua granitica scorza sembra non aver subito alcuna scalfittura ed ora è pronta a prendersi le sue rivincite, statene certi.

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