ATP Estoril: Carreño-Busta trionfa sul rosso, è 7° nella Race

Primo titolo sulla terra battuta per lo spagnolo, che sale al settimo posto della Race e si candida al ruolo di mina vagante nei Masters 1000 di Madrid e Roma.

Pablo Carreño-Busta, nato a Gijón ventisei anni fa (settimana più, settimana meno), aveva già due titoli in bacheca ma, udite udite, vinti entrambi sul cemento. Negli ultimi mesi lo spagnolo ha alzato parecchio il livello delle sue prestazioni e dopo i titoli dello scorso anno a Winston-Salem e Mosca oggi ha finalmente aggiunto un titolo sulla terra battuta, la sua superficie preferita, ma sulla quale aveva subìto tre sconfitte nelle tre precedenti finali (negli ATP 250 di San Paolo ed Estoril e nell’ATP 500 di Rio de Janeiro, la più prestigiosa tra quelle giocate fino ad oggi). In Portogallo Carreño-Busta ha ripreso il discorso interrotto sul più bello dodici mesi fa, quando perse un po’ a sorprese contro Almagro dopo aver battuto Simon e Paire nei turni precedenti. Ma quello di allora era un Carreño-Busta diverso da quello di quest’anno, un Carreño-Busta che non aveva ancora vinto dei titoli e che sembrava il perfetto gregario di cui tutti si dimenticano nei giorni di gloria.

Se il futuro di questo ragazzo sarà più radioso di quello che si poteva pensare fino a poco tempo fa, non ce lo può certo dire una finale di un 250 con Gilles Muller, 34enne ringiovanito all’improvviso e capace di arrivare per la prima volta nella finale di un torneo sulla terra battuta, ma una vittoria è pur sempre una vittoria. I 100 punti che aggiunge rispetto allo scorso anno fanno salire Carreño-Busta al diciottesimo posto del ranking, miglior risultato della sua carriera, ad appena dieci punti da Albert Ramos-Viñolas, altro protagonista di questi primi assaggi della stagione su terra battuta. Nella Race, addirittura, Pablo salirà domani al settimo posto e anche se lo spagnolo per tutta la settimana ha ripetuto che alla classifica proprio non ci pensa, è inevitabile fare qualche pensierino alla top 10, specie in tempi come questi.

Della finale in sé non c’è molto da dire: Carreño-Busta durante la settimana ha eliminato tre istituzioni del tennis spagnolo (Robredo, Almagro e Ferrer: tre che sommati hanno vinto 1.015 partite sul rosso) senza cedere un set e contro il lussemburghese non poteva certo concedersi il lusso di fallire, specie dopo le tre delusioni di fila. Nel primo set c’è stato uno scambio di break, poi sul 2-2 lo spagnolo ha accelerato vincendo 16 degli ultimi 21 punti. Muller, che di partite sul rosso ne ha vinte più o meno quante Carreño-Busta pur avendo 8 anni di più, ha provato a far partita facendo valere la forza del proprio servizio ma visto che in risposta, tranne in avvio, ha avuto ben poche chance, non c’era molto altro che potesse fare. Nel secondo set, ad ogni modo, Muller ha tenuto con più scioltezza, anche se sul 3-3 si è trovato ad annullare una palla break che avrebbe molto probabilmente chiuso il discorso in anticipo. Ma non è possibile rimandare l’inevitabile: Carreño-Busta, nel tie-break, è stato semplicemente perfetto, specie con un dritto sempre più solido. Normale che il serve and volley – che tenerezza – di Muller prima o poi si inceppasse. Il lussemburghese, peraltro, è stato bravissimo a riprendersi il minibreak con un magnifico dropshot, ma appena si è trovato sotto di un match point si è dovuto arrendere alla maggiore solidità dell’avversario.

Forse Carreño-Busta non diventerà Ferrer – il loro match ai quarti è sembrato un passaggio di consegne – ma il suo nome occorrerà tenerlo d’occhio nei prossimi tornei. La sensazione è che possa diventare un nuovo Bautista-Agut, implacabile coi deboli e inerme coi potenti, ma del resto dodici mesi fa la top 20 sembrava fuori portata. Chissà.

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