Fuga di primavera tra i tornei della città

La primavera è il periodo d'elezione per il tennis. Non solo per i professionisti della racchetta.

Archiviate le coppe a squadre invernali utili per non perdere l’abitudine alla competizione anche se a causa delle rigide temperature ci si sente più degli ironman che dei tennisti, si entra nel vivo della stagione con l’arrivo tanto atteso della Primavera. Il calendario dei tornei pubblicato sul sito del Comitato Regionale Lazio come per incanto si riempie di appuntamenti tra i circuiti di IV e III categoria dislocati nei circoli più affascinanti della capitale. Tornei weekend in cui si gioca un numero indefinito di match nell’arco di 48 ore e la suggestiva possibilità di partecipare alle pre-qualificazioni degli internazionali BNL d’Italia.
La Primavera, la miglior amante di ogni tennista, è finalmente arrivata. I duri mesi invernali sono necessari per ritrovare la condizione fisica e fare un check up tecnico per capire quali migliorie apportare al proprio tennis ma di sicuro non si rimpiangeranno il freddo, la pioggia, il vento e quella sensazione di tristezza per l’abbandono prematuro del sole che alle cinque di pomeriggio tramontava lasciando ai fari l’ingrato compito di illuminare quel rettangolo rosso delimitato da righe bianche chiodate.
A marzo si entra nel vivo della stagione tennistica con un mix di tornei dislocati in tutta la regione da conciliare con i noti impegni lavorativi e famigliari in un tetris estenuante dove alla fine, per abilità o pura passione, ogni mattoncino si incastra alla perfezione.
La scelta del primo torneo è un momento quasi sacro. Di solito per l’esordio ci si iscrive ad un circolo amico che conserva intatti bei ricordi di imprese sportive passate, per smorzare quella naturale tensione alimentata da mesi di aspettative cullate in gran segreto tra il desiderio di esprimere il miglior tennis e gli imminenti obiettivi di classifica da raggiungere. Vincere o perdere il primo match dell’anno per i mestieranti della racchetta vuol dire passare dall’esaltazione di sentirsi più forti con l’età che avanza sulle orme, con le dovute proporzioni, di un rigenerato Federer a una crisi mistica senza fine dove in allenamento tutto funziona ma in campo sembra scendere la controfigura sbiadita di se stessi.
Mancanza di fiducia, troppa auto pressione o semplicemente il bisogno di ritrovare il ritmo partita, questa frase molto inflazionata nei primi mesi dell’anno sembra essere la risposta a tutti i problemi. Può giustificare un kick che non salta a dovere sulla seconda, un dritto che pecca di profondità o un rovescio troppo piatto che mette in palla l’avversario ma in realtà nasconde al suo interno un significato più profondo che non implica aspetti tecnici-tattici bensì mentali. Si cerca il coraggio di domare quei cariconi in top che arrivano insistenti dal lato sinistro andando sopra con il rovescio in back per non perdere campo o tentare un serve e volley per rompere gli schemi della next generation ben più solida da fondo campo ma ancora non in grado, a causa della giovane età sintomo di poca esperienza in campo e nella vita, di adattarsi ai cambiamenti.
Che la fuga di primavera abbia abbia inizio quindi. Privati nel 2018 del coefficiente di partenza nel calcolo delle classifiche i tennisti dovranno sudarsi ogni singolo punto e fare una stagione da veri professionisti per provare a confermare e nella più rosea delle ipotesi migliorare la propria classifica. Un numero indefinito di tornei da disputare da qui a ottobre tra calcoli matematici complessi e la consapevolezza di doversi gestire perché dopo i quaranta il riposo è sacro come la prima di servizio in campo sulla palla break. Chilometri da macinare in giacca e cravatta con il borsone in spalla districandosi nel traffico romano in un moto perpetuo tra ufficio e circolo, con l’ansia pre partita che sale durante quell’importantissima riunione lavorativa programmata mesi prima ma che perde tutta la sua importanza di fronte al match serale che li attende.
Alla fine poco importa se il giorno dopo saranno al loro circolo ad allenarsi o a giocare il secondo turno del torneo perché come ogni anno la Primavera, con i suoi 18 gradi e quel sole caldo che abbronza ma non scotta, ci fa innamorare del tennis con le farfalle nello stomaco e il cuore che batte all’impazzata pronti ad affrontare una nuova stagione come se fosse sempre la prima volta.

Dalla stessa categoria