ATP Miami: Il Re è di nuovo con noi

Al Master 1000 di Miami Roger Federer batte per la quarta volta di fila Rafael Nadal e lancia la sfida al terzetto di testa. I numeri da leggenda non fanno più notizia.

[4] R. Federer b. [5] R. Nadal 6-3 6-4

L’unica è far finta che si parli di tennis. Roger Federer ha battuto Rafa Nadal in due facili set e ha vinto il suo novantunesimo titolo in carriera, avvicinandosi ulteriormente a Ivan Lendl (94). Con questa vittoria, la ventiseiesima in un master 1000, Federer diventa numero 4 del ranking a soli 480 punti di distacco da Stan Wawrinka. Inoltre, la stagione sulla terra rossa inizia con Federer primo nella Race a circa 2000 di distacco dal secondo, l’avversario di oggi, Rafael Nadal.

Messa così sembra quasi normale, ma soprattutto risolve il problema di cos’altro dire di Roger Federer, 36 anni ad agosto, una carriera incredibile alla spalle e un’altra, ma sì, davanti. Del resto, qualsiasi cosa si voglia dire dello svizzero è stata già detta meglio altrove. L’incredibile eleganza, la costanza di rendimento, la capacità di fare magie, i momenti inarrivabili di picco, la sensazione che giochi come se non si sforzasse. E insieme a questi la lucidità tattica, il miglioramento (uhm) del rovescio, la gestione di un dritto non più definitivo da tanti anni. Niente che possa più davvero sorprendere il lettore che anche oggi ha assistito ad uno show di non troppo rara con Federer bellezza.

A differenza del loro ultimo incontro a Indian Wells, stavolta  Federer ha iniziato al servizio, uscendo dai blocchi un po’ lentamente, offrendo così subito a Nadal la possibilità del break, con dei dritti un po’ fuori misura. Ma la prima volta Federer ha chiuso in maniera fantastica uno scambio lunghissimo che aveva riprodotto un vecchi classico (dritto ad uscire definitivo di Federer e Nadal che tira toppone altissimo sulla linea di fondo campo); e la seconda è stato il famigerato rovescio lungolinea a trovare Nadal in contropiede in grado di alzare solo una palla molto comoda per la volée dello svizzero. L’ulteriore spiegazione di come sarebbe andata la partita la offre il punto del game: rovescio di Federer non troppo lungo e l’uncinata di Nadal, giocata incrociata invece che lungolinea, finiva in rete. Nel quarto game era Federer ad avere la palla break e stavolta il rovescio  non gli dava una mano, finendo sul nastro in uno scambio abbastanza normale. Poi era bravo Nadal con il più classico degli ace esterni a togliersi dagli impicci. Nel game successivo Federer si distraeva e da 40-15 offriva un’altra palla break. Era il servizio a toglierlo di impiccio, per poi chiudere il game vincendo ancora uno scambio sulla famigerata diagonale sinistra. Altro servizio Nadal e altra palla break, grazie ad una magia di Federer e un’ingenuità di Nadal, che sbagliava la direzione di un comodo rovescio. Ma era splendido il lavoro di polso di Federer che semplicemente appoggiava dall’altra parte. Anche stavolta interveniva San Servizio, con Federer che non controllava la risposta di rovescio. I servizi però funzionano a corrente alternata e Roger, di poco sopra al 50% di prime, rischia ancora nel settimo game. Un po’ di fortuna lo porta sul 4 a 3 e l’ottavo game finisce con l’essere quello della svolta. Rafa annulla due palle break, la seconda con una discreta collaborazione da parte dellos vizzero, ma alla terza, che Federer si procura con una terribile risposta di dritto incrociato, cede. Federer risponde profondo ad una buona prima e Nadal non riesce più a rientrare nello scambio, finendo col fare sprofondare il dritto in rete.  Federer  tiene stavolta facilmente il servizio, chiudendo un primo set molto intenso con una prima esterna che Rafa non riesce a rimandare dall’altra parte.

Il secondo set filava via più regolare, con i due che non concedevano quasi niente al servizio fino al 3 pari, quando Rafa andava in enorme difficoltà e concedeva una palla break dopo uno scambio ancora sul rovescio di Federer. Nadal era coraggiosissimo ad annullare la palla break con una palla corta su cui Federer arrivava bene ma non al punto di evitare la successiva volée. Sulla successiva palla break, provocata da un rovescio incrociato fuori di Rafa, ero lo stesso rovescio dopo il servizio, stavolta tirato lungolinea, a risolvere la situazione. Sullo slancio Rafa riusciva persino a conquistare i primi due punti del set sul servizio di Federer e interrompere una striscia di 14 punti di fila di Roger, ma nulla di più. Anche perché nel game successivo Rafa tornava nei guai. Aiutato da un po’ di fortuna un rovescio di Roger finiva sul nastro e poi dall’altra parte del campo. La gran corsa di Rafa serviva solo a permettere allo svizzero un pallonetto quasi irridente che lo spagnolo inseguiva generosamente ma non riusciva a rimandare. Stavolta la palla break era quella buona perché su una seconda di Rafa un po’ tenera Roger giocava un rovescio lungo e lo spagnolo mandava fuori il colpo successivo. Il doppio fallo con cui Roger iniziava il decimo game serviva giusto a dare un po di pathos al game finale, perché poi Federer metteva insieme un altro minishow: prima con un pazzesco colpo di polso dopo uno scambio lunghissimo, poi con solito dritto a uscire e infine con la prima centrale sul match point che chiudeva il match.

Nadal ha fatto una più che buona partita, considerato il Nadal di oggi e non quello del tempo che fu, e in fondo Rafa è secondo nella Race. Ma perduto quel terribile dritto che finiva sempre, sempre, nell’ultimo centimetro di campo le sue armi sembrano troppo poche per uno come Federer. Gli scontri diretti continuano a sembrare al sicuro, adesso siamo 23-14 ma se continuano ad incontrarsi con questa frequenza e in queste condizioni, anche uno dei pochi vantaggi di Rafa sullo svizzero rischia di evaporare. Ma per questo ci sarà tempo.

In ogni caso si chiude così un torneo che ricorderemo perché si tornerà a chiedere a Federer quello che nessuno credeva gli si potesse più chiedere: di vincere, sempre, ovunque e contro chiunque. Si prenderà un lungo riposo, immaginiamo, ma quando tornerà, presumibilmente a Madrid, ci stupiremo se mai dovesse perdere in semifinale, magari da Murray o Djokovic. E ci saremo già dimenticati  dei buoni propositi dell’anno 2017, il non chiedergli nulla, l’essere contenti del solo vederlo giocare, del godersi l’estemporaneità del gran colpo. Non più Roger, questa vittoria chiude un discorso nostalgico e ne apre un altro attuale: se in un torneo c’è Roger Federer il favorito è lui.

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