Vesnina: “Ho sognato tutta la vita questo trofeo”

Un'emozionatissima Elena Vesnina in conferenza stampa racconta come è nato e che significato ha aver sollevato il titolo di campionessa del WTA Premier Mandatory di Indian Wells.

Congratulazioni Elena. Puoi spiegarci anzitutto come sei riuscita a girare la partita nel secondo set?
“Sono stata in svantaggio tutta la partita, ad essere sinceri… Solo nel primo set, quando sono stata due volte avanti di un break ed ho avuto set point. Poi non sono riuscita ad approfittarne e lei è salita 7-6 4-1. Poi ancora, ero sotto 4-2 nel terzo set, avvertivo quelle sensazioni che si provano quando si sprecano tante chance e l’avversaria concretizza la prima… Eppure sono sempre rientrata, alla fine mi ero fissata a non volerle più concedere un solo punto. Non pensavo più alla fine della partita, a quanto mancasse, pensavo a cosa fare per rientrare, punto dopo punto. Poi ho ripreso il break, 4-4, sono andata al servizio e pensavo: “No, stavolta no. Stavolta non glielo darò mai”. Ero molto calma, non pensavo che se avessi perso quel game sarei poi andata nel panico: sarebbe stato 5-5. Non ero preoccupata, sentivo come se fosse la mia avversaria ad avere paura”.

Hai servito abbastanza bene per tutto il torneo, oggi invece hai fatto tanta fatica. Quale è il tuo approccio mentale in queste condizioni?
“Svetlana stava rispondendo molto bene e mi metteva costantemente pressione con ottimi colpi. Ogni tanto sceglieva una risposta profonda, altre più lavorata. Spesso non sapevo neppure io in che zona servire per avere maggiore efficacia, questo mi ha portato a fare anche diversi doppi falli: non sapevo dove andare. Dalla metà del secondo set ho cominciato a servire molto più esterno, verso la fine invece ho cercato traiettorie più al centro. Con Svetlana non è mai facile, è una grandissima persona, gioca grandissime finali soprattutto contro le russe… Qualcuno me l’ha detto prima della finale, bene! Bello da sapere così (ridendo, ndr). Lei è molto intelligente, può colpire forte, fare tanti vincenti in molti modi, con slice, discese a rete… Serviva forte, piatto, slice, ai lati. Alla fine del match ero stanca, ma mi ripetevo di non mostrarlo, di tenermi su. Probabilmente questa è l’unica chance che avrò in carriera di vincere un titolo così importante, come posso sentirmi stanca? Ho dimenticato tutto e sono tornata a lottare”.

Dopo aver battuto Venus Williams hai raccontato di quanto fossi stata orgogliosa di te stessa durante l’ultimo game in cui tra l’altro hai recuperato da 0-40 annullando 6 palle break. Può essere quello il punto di svolta del torneo?
“Credo che il vero punto di svolta sia stato contro Shelby Rogers nel primo turno, avevo perso 2 volte su 2 contro di lei, finalmente ce l’ho fatta. Comunque ogni vittoria qui può essere considerata come un punto di svolta. Una grande vittoria per me è stata contro Angie Kerber che diventerà numero 1 al mondo la prossima settimana: è un’ottima giocatrice, eppure ho dimostrato di poter giocare bene anche contro una come lei. Sono stata solida, centrata, ho preso tutte le chance che ho avuto. Contro Venus, lo sappiamo, non è mai facile giocare nello stadio centrale con nessuno che ti supporta. Contro di lei bisogna servire bene perché lei ha il miglior servizio del circuito. Quando ho avuto un po’ di momenti delicati, ho sempre sofferto. Lei quella volta era rientrata alla grande, poi nel terzo set ho ripreso margine ma sapevo che avrebbe fatto di tutto per rientrare. Però quando servivo per il match sapevo che avevo una grande chance, mi ero detta di lottare punto dopo punto senza regalarle nulla. È diversa la situazione quando sei sopra nel punteggio o sotto di set point o match point. Ogni singola vittoria qui la ricorderò per sempre”.

Qual è stata la reazione al primo set perso in quel modo?
“Terrificante. Stavo lottando tantissimo, abbiamo disputato un set di oltre un’ora, proprio così doveva finire? Ho parlato con mia mamma al termine e lei stessa ha notato che fossi distrutta, perché nel secondo set ho fatto molta fatica a ripartire. Avevo perso l’inerzia ed ho cominciato a regalarle tantissimo. Quando poi sono stata 1-4 sotto mi sono detta di finirla, ho cercato di scuotermi il più possibile per rientrare. Ho voluto dare tutto quello che avevo, giocare e provare, lottare, fare l’impossibile per arrivare al successo”.

Un anno fa perdevi nelle qualificazioni da Julia Boserup. Avresti mai pensato, anche nei tuoi pensieri più assurdi, di compiere questo?
“Il tennis è fantastico. Tante ragazze nel tour si disperano se perdono al primo turno delle qualificazioni. Il tennis ti da la possibilità di rifarti da subito e devi subito rimetterti in sesto per essere pronto a farlo. Lo scorso anno ho avuto diversi momenti difficili, sono dovuta passare spesso dalle qualificazioni, vincere partite… Non pensavo al ranking, giuro. Quando poi ho cominciato ad ottenere vittorie contro grandi giocatrici ho capito che stavo rientrando. Rimaneva comunque difficile, poi arrivò Wimbledon. Desideravo così tanto avere anche io una corsa così in uno Slam per tutta la vita. Ora sono qui, con questo trofeo, il sogno di una vita… È un miracolo: lo è per me, come per voi, come per chiunque altro. Nessuno mi avrebbe preso ad inizio torneo come la vincitrice, io neppure! Poi però quando mi sono fatta sempre più vicina al titolo ho guadagnato tanta fiducia e nonostante sapessi che Svetlana sarebbe stata favorita, non mi importava: volevo solo vincere questo titolo”.

Un miracolo, preceduto da tanto lavoro.
“Sono cambiata tanto negli ultimi anni da un punto di vista mentale. Il mio team è sempre quello, sono le stesse persone che tempo fa mi dicevano quanto fossi una persona positiva, che lotto fino alla fine, che non mi abbatto mai. Ho sempre avuto questo spirito fin da quando ero piccola, ma ho un po’ faticato a trasportarlo in campo: potevo giocare partite splendide per poi crollare subito dopo con sconfitte brucianti. Questo è quanto mi ha sempre distanziato dalle migliori: loro giocano partita dopo partita, costanti, sempre ad alto livello. Ed anche se giocano male, trovano il modo di vincere. In queste due settimane ho giocato alla grande, ed anche quando giocavo male sono riuscita a vincere. Oggi, ad esempio: verso la fine non ho giocato il mio miglior tennis come magari accaduto per due set e mezzo, eppure sono riuscita a vincere”.

Hai vissuto gli ultimi 12 mesi in maniera straordinaria. Hai vinto tantissimo in doppio, ora un risultato eccezionale in singolare. Puoi fare un paragone e dire se ci sono differenze?
“Questo titolo significa tantissimo. È più grande risultato in carriera in singolare, la più grande finale che abbia mai giocato. E l’ho vinta, e questo prenderà una parte enorme del mio cuore. I successi che ho avuto lo scorso anno in doppio, quelli hanno comunque un sapore speciale. L’oro olimpico ad esempio, quello è qualcosa che non si può giudicare… Rimarrà sempre al top, al livello più alto perché era il sogno della mia vita. Siamo andate là (lei e Makarova, ndr) pensando a quella medaglia. Poi abbiamo vinto il Master a Singapore, lo US Open, sono tutti grandissimi risultati. Questa vittoria, però, è qualcosa che ho desiderato follemente per tutta la mia vita. Solo i tornei dello Slam sono più importanti di questo trofeo. Sono super emozionata”.

Pensi che sia una vittoria di quelle che farà “rumore” nello spogliatoio?
“Sì, penso proprio di sì. Le giocatrici di ranking non “al top” devono capire che è possibile tutto, che possono battere le migliori al mondo come io ho fatto in questa settimana”.

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