La Russia avrà il suo derby: Kuznetsova e Vesnina sono in finale

Nelle semifinali del WTA Premier Mandatory di Indian Wells Svetlana Kuznetsova ed Elena Vesnina superano Karolina Pliskova e Kristina Mladenovic: dopo 11 anni sarà ancora un affare tutto russo.

[8] S. Kuznetsova b. [3] K. Pliskova 7-6(5) 7-6(2) (da Indian Wells, Diego Barbiani)

“Karolina è una delle migliori al mondo ed in questa stagione ha vinto tanto, per impormi ho dovuto tirare fuori una delle prestazioni migliori di sempre”. Ha commentato così, Svetlana Kuznetsova, la sua grande vittoria nei confronti della numero 3 del mondo. La russa è di nuovo in finale nel WTA Premier Mandatory dopo 9 anni, quando perse la seconda finale consecutiva in California (in quella circostanza da Ana Ivanovic, l’anno prima da Daniela Hantuchova).

Ha ragione, “Sveta”, perché il 7-6(5) 7-6(2) finale è arrivato al termine di una partita bella, a tratti bellissima, dove ha tirato fuori dal cilindro dei lungolinea strepitosi, molti dei quali nei momenti decisivi di entrambi i parziali. E dire che la partenza sembrava presagire una serata più tranquilla, con due break consecutivi nei primi due turni di battuta. Dal 3-0 40-15, però, Pliskova ha alzato notevolmente i giri del proprio motore, cominciando a spingere ed a colpire molto meglio rispetto ai primi frangenti. Con quattro punti consecutivi, tra cui un lungolinea di dritto incrociato che ha strappato applausi dal pubblico presente, rimasto piuttosto numeroso dopo la prima semifinale, è cominciata la rimonta della ceca.

Kuznetsova rimaneva eccellente nel momento in cui decideva di cambiare in lungolinea. Da entrambi i lati partivano traccianti di grande qualità, soprattutto però era il dritto a funzionare bene anche quando Karolina la spingeva fuori dal campo con un colpo molto più carico di effetto. Al servizio, sotto 3-5, Pliskova ha annullato con un ace il primo set point in favore della sua avversaria e nel game seguente rientrava al termine di tanta pressione costringendo la russa, sul 30-40, a sbagliare un rovescio.

Pliskova, sul 6-5, avrebbe potuto approfittare di due occasioni in cui non ha invece inciso nei pressi della rete e Kuznetsova si è tirata su, tornando a vincere un game dopo 3 di fila persi. Nel tie-break è partita meglio, salendo 3-0 poi 6-2. C’è voluto però il quarto set point (quinto in totale) per la chiusura: prima una risposta in rete, poi un rovescio non controllato, poi ancora un doppio fallo che mostrava diversa tensione. Sul 6-5, però, l’ennesimo colpo di genio: un passante in lungolinea su un buon attacco della sua avversaria

Ad inizio del secondo set Pliskova ha subito cercato la reazione, ma il break conquistato nel primo game non ha avuto seguito perché si è incartata ed ha commesso 6 gratuiti di fila, alcuni piuttosto banali. Dall’1-1 in poi il match si è fatto estremamente teso ed equilibrato. Gli scambi, dal quarto game, sono tornati piuttosto lunghi e molto articolati. Pliskova era spesso nella posizione di chi attaccava per cercare angoli ed aprirsi il campo, Kuznetsova cercava sempre di rigiocare la palla al di là della rete con l’idea di prenderla, ad esempio con passanti perfettamente calibrati

o in grado di cogliere di sorpresa l’avversaria

Nelle fasi decisive era molto difficile vedere dei punti “regalati”. Entrambe avevano chiuso il rubinetto degli errori gratuiti ormai da metà parziale e quello che veniva fuori era, sistematicamente, un vincente. Più fredda la russa, e non è un gioco di parole, che ha gestito anche il secondo tie-break, stavolta però senza rischiare di essere ripresa.

Per Kuznetsova è un grande risultato, soprattutto perché giunto a quasi 32 anni: per il terzo anno di fila la russa giocherà la finale di un Premier Mandatory. Finora ha sempre perso (Madrid 2015, contro un’indiavolata Petra Kvitova; Miami 2016, contro un’altra campionessa come Victoria Azarenka) e qui, in California, ha perso due finali su 2, che risalgono però a 10 e 9 anni fa. Questa volta può essere quella giusta.

[14] E. Vesnina b. [28] K. Mladenovic 6-3 6-4 (da Indian Wells, Diego Barbiani)

“Nel tennis forse avere 30 anni è un po’ come averne 20”. Si è espressa così una sorridente ed emozionatissima Elena Vesnina, al termine del match più importante della sua carriera in singolare. A 31 anni la russa raggiunge la sua prima finale in un Premier Mandatory, la categoria più importante del circuito WTA, grazie al successo per 6-3 6-4 ai danni di Kristina Mladenovic, numero 28 del seeding ed in procinto di entrare tra le prime 20 del mondo a partire dal prossimo lunedì.

È da un anno (e qualcosa in più) che i risultati della russa di Sochi sono su vette mai toccate prima. Tutto è cominciato a Doha, nel febbraio 2016, quando era arrivata lì che la classifica la vedeva oltre la centoventesima posizione mondiale. Costretta alle qualificazioni, non solo si è qualificata ma è stata fermata solo nei quarti di finale da Carla Suarez Navarro, colei che poi avrebbe vinto il titolo. Poi il successo su Venus Williams a Miami, la finale a Charleston e la semifinale a Wimbledon, primo Slam in cui andava oltre il quarto turno in carriera. Questo solo per il singolare, perché Vesnina è un’ottima doppista e negli ultimi mesi si è concessa con l’amica di una vita (Ekaterina Makarova), con cui si è riunita dopo 4 mesi di infortunio di quest ultima ad inizio 2016, ben 7 finali vincendo 4 titoli. I più importanti? Lo US Open, le WTA Finals di Singapore, ma soprattutto l’oro olimpico a Rio de Janeiro.

È una giocatrice esperta, anche se non è mai stata considerata sufficientemente all’altezza per grandi traguardi. I primi ed unici titoli in carriera sono giunti entrambi nel 2013: ad Hobart, torneo International, ed a Birmingham, torneo Premier. Poi 7 sconfitte, di cui l’ultima a Charleston contro Sloane Stephens. Questa sera, però, ha saputo impostare una partita abbastanza lineare, tenendo sempre sotto scacco una Mladenovic in continuo affanno. È stata la francese a non essere la giocatrice brillante ammirata nei giorni scorsi, pagando lo scotto di una partita sulla carta da 50-50, ma dove la posta in palio era veramente tanta. Non credete agli atleti che dicono: “Ormai sono arrivato qui, non ho nulla da perdere”. Non è il caso della transalpina, però rappresenta la figura dell’outsider che arriva a “tanto così” da un traguardo enorme e le gambe, così come le braccia, possono tremare, irrigidirsi, il corpo non rispondere più come fatto nei giorni scorsi.

Mladenovic ha sbagliato la partenza in entrambi i parziali, finendo sotto addirittura 0-5 nel primo set. Ha reagito ed approfittato del primo momento di calo della russa per strapparle uno dei due break di ritardo. Molto solida, però, Vesnina quando sul 5-3 ha chiuso il parziale con un game a zero. Nonostante l’intervento della mamma al cambio campo tra le due frazioni, Mladenovic

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