Finale di partita

La finale degli Australian Open fra Nadal e Federer non è una partita già vista: troppe novità, troppi enigmi, troppe soluzioni.

Per quanto sia diventato difficile da comprendere bisognerà pure ricordare che il 29 gennaio del 2017, quando saranno scese le prime ombre della sera, sulla Rod Laver Arena si giocherà una partita di tennis. E per quanto Rafael Nadal e Roger Federer vivano ormai una dimensione più simile a quella degli dei dell’olimpo tramandataci dai classici greci sempre di due atleti si tratta.

Quando domani, dopo aver finito la vostra colazione e allontanato in qualche modo i familiari che – ed è questo il vero mistero – non sono interessati a quello che succederà nelle successive tre-quattro ore dall’altra parte del mondo, vi metterete davanti alla televisione, avrete davanti due giocatori di tennis che avranno passato queste ore a capire cosa fare per superare l’avversario.

Lo scontro epocale, le metafore sulle diverse concezioni del mondo, gli scongiuri e i riti scaramantici, lacrime e sospiri cesseranno, la triste allegria e l’allegra tristezza per quello che è stato e che sarà ormai per l’ultima volta si sospenderanno e, nudi, resteranno due uomini nel pieno della loro maturità che, pantaloncini corti e racchetta, cercheranno di fermare il tempo e, quello che più conta, vincere una partita di tennis.

Rafael Nadal e Roger Federer giocano la finale numero 196 dei tornei del grande slam, da quando i quattro principali tornei dell’anno sono Open, cioè aperti a tutti, dilettanti e professionisti. Chi vince aggiungerà altri 800 punti (1200 li hanno già guadagnati) alla sua classifica ATP e 1.850.000 dollari australiani (lordi eh) al proprio conto in banca, fate voi il conto in Euro. Se vince, Nadal tornerà in top5; se vince, Federer tornerà in top10.

Entrambi, arrivando in finale hanno infranto o ritoccato numerosi record, vincendo ne raggiungerebbero altri che sembra inverosimile poter eguagliare. Nadal potrebbe essere il terzo uomo della storia, Open o non Open, a vincere per almeno due volte ciascuno dei tornei dello slam, dopo Rod Laver e Roy Emerson; Federer potrebbe diventare il primo ad aver vinto per (almeno) cinque volte tre tornei diversi dello slam.

I due si sono affrontati 34 volte. Non sono poche ma non sono neanche un numero impressionante. Djokovic e Nadal si sono incontrati 49 volte, Federer e Djokovic 46, e con la finale di domani Nadal e Federer raggiungeranno il numero delle sfide tra Connors e McEnroe e tra Edberg e Becker. E saranno sempre meno anche di Lendl-McEnroe, Connors-Lendl e Murray-Djokovic, tutti fermi a 36. Se si considerano solo gli slam le cose cambiano, perché solo Federer-Djokovic (15) e Nadal-Djokovic (13) è stata giocata più volte e la nona finale slam tra loro è qualcosa che non si era mai visto.

Solo cinque volte una finale dello slam è stata giocata tra giocatori che avevano entrambi più di 30 anni. L’ultima volta fu agli US Open del 2002, tra Pete Sampras, che ne aveva 31, e Andrè Agassi, che ne aveva 32. Come ricorderete vinse il più giovane. In Australia l’ultima volta fu nel 1972 e fu il più anziano Ken Rosewall, a 37 anni, a sconfiggere Mal Anderson (36).  Federer è stato sul campo 5 ore e 20 minuti meno di Nadal, quasi due partite.

Pagato il nostro tributo ai numeri, scelti per impedire di scegliere, rimane da comprendere che partita sarà. Le 34 sfide passate possono dirci qualcosa a patto di comprendere che sono passati 15 mesi dal loro ultimo confronto diretto (Basilea, ottobre 2015) e addirittura tre anni dalla loro ultima partita slam, la semifinale di Melbourne del 2014.

Più o meno come nelle altre partite i due hanno provato a vincere giocando nella propria “zona di conforto”. Federer cercava di spingere col servizio e col dritto e Nadal cercava il topspin di dritto sul rovescio di Federer e di rimandare dall’altra parte tutto quanto in attesa di trovare il momento di girare lo scambio e piazzare la terribile chela uncinata. Considerata la partita di Nadal contro Dimitrov non è certo azzardato dire che sicuramente all’inizio Rafa proverà a replicare il vecchio modello e vedere come andrà. Se Federer mostrerà di non saper uscire dalla ragnatela Nadal si assesterà su questa velocità di crociera.

Potrebbe però darsi il caso che questi anni trascorsi abbiano cambiato un po’ di cose. Federer è sicuramente migliorato in due aspetti, uno tecnico e l’altro tattico. Quello tecnico è il servizio. Federer ha sempre servito benissimo ma il colpo è diventato persino più letale. È in grado di cambiare rotazione, velocità, profondità come forse mai prima del 2014. Togliere il servizio a Federer è un’impresa molto complicata anche se ti chiami Rafael Nadal.

Il nuovo Federer, diciamo quello post 2013, è un giocatore molto più riflessivo in campo ed è capace di provare a cambiare strategia a partita in corso. Sono sempre scelte un po’ estreme – spesso fatte di tentativi di accorciare ulteriormente il campo e giocare con un anticipo più forsennato del solito – ma anche l’MTO preso con Wawrinka alla vigilia del quinto set, per rompere un po’ il trend della partita, mostra una diversa attenzione per i momenti della gara. Inoltre il rovescio, grazie anche al cambiamento della racchetta, è sembrato leggermente più affidabile del solito.

Ma dall’altra parte c’è probabilmente il giocatore più intelligente e tatticamente lucido in giro per il circuito. Una cosa che vedremo sicuramente sarà la diversa posizione che Nadal terrà durante i turni di battuta di Federer. Non è impossibile che proverà a cominciare a rispondere in modo classico, e cioè stando ben oltre la riga di fondo sulle prime dello svizzero, per poi eventualmente provare qualcosa se si trovasse a perdere troppo campo. Negli anni passati questo era sufficiente, adesso sarà interessante vedere cosa succederà. Chissà se Ljubicic nel preparare la partita abbia pensato a delle contromisure come potrebbe essere quella di dare un’occhiata alla posizione di Nadal prima di servire, in una sorta di partita a scacchi o di un curioso balletto.

Naturalmente anche questo Nadal è diverso dal Nadal del passato. E così come Federer, ha cercato di compensare la perdita di profondità del dritto e di agilità negli spostamenti con alcuni accorgimenti tattici. Rafa è disposto a prendere la rete più spesso di una volta e tende a sfiancarsi meno negli scambi rispetto ai bei tempi. Inoltre anche il servizio è diventato un’arma che Rafa difende benissimo, anche se non ha incontrato fin qui grandi ribattitori e Federer, contrariamente a quello che si crede, non sarà né Djokovic né Murray ma risponde in ben altro modo rispetto a Raonic o Zverev o lo stesso Dimitrov.

A differenza di Federer, Nadal aveva poco da migliorare tatticamente, essendo praticamente perfetto già da ragazzino e tecnicamente ha lavorato molto sul rovescio, che ha una più che discreta efficacia. Questo colpo, che Rafa per anni ha scelto deliberatamente di usare poco, riuscendo a coprire praticamente tutto il campo con il diritto, adesso viene usato non solo per non “perdere” campo, ma per ribaltare l’inerzia dello scambio. Rafa lo giocava già benissimo incrociato, colpendo quasi di controbalzo, ma in questo torneo ha dimostrato di averlo perfezionato tanto che abbiamo visto spesso vincenti di rovescio in lungolinea.

In mezzo a tutto questo, ospite atteso o sgradito, si erge la questione psicologica. Che Federer soffra mentalmente Nadal è una sorta di luogo comune, ma non tutti i luoghi comuni sono necessariamente falsi. Su questo qualche dubbio si può avere se è vero che in fondo Federer qualche partita l’ha vinta e il divario è cresciuto grazie ad una curiosa scansione degli scontri diretti, per una ragione o per l’altra disputatisi in numero molto maggiore nei momenti peggiori di Federer e in quelli migliori di Nadal.

Il che apre la strada ad un ulteriore interrogativo: in che momento sono i due? Nadal non riusciva ad arrivare alla seconda settimana Slam da Parigi 2014 – con un’eccezione l’anno dopo, ovviamente sempre a Parigi – e sembrava fuori dai giochi. Per la prima volta arriva in una finale slam dopo aver perso 5 set negli ultimi quattro turni e cioè, è lecito attendersi, un po’ affaticato. Con Dimitrov però ha mostrato, soprattutto nel primo set, di aver trovato molta della convinzione che aveva un tempo e di essere tornato in controllo del suo dritto, che da due anni gli scappava da tutte le parti. Inoltre, il modo con cui ha capovolto la partita quando era sull’orlo del baratro del quinto testimonia una ritrovata fiducia che sconfina, come spesso succede, nell’incoscienza di tirare nell’ultimo centimetro di riga il colpo che può condannarti definitivamente o, appunto, capovolgere il match. Rimane il fatto che due anni di cattiva condizione possono tornare in qualsiasi momento, magari quando meno te l’aspetti, quando ti sembra di aver già passato il peggio.

Dall’altra parte la condizione di Federer sembra ancora più indecifrabile. Lo svizzero è tornato dopo sei mesi e dopo i due turni iniziali nessuno si sarebbe mai aspettato il match contro Berdych e tutto sommato neanche quello contro un buon Nishikori. Ed il modo con cui si è tirato fuori dalla semifinale con Wawrinka mostra che anche lui è in fiducia. Allo stesso modo di Nadal, Federer ha perso 4 set tra Nishikori e Wawrinka e arrivare in finale così gli era capitato solo a Parigi nel 2009 e a Wimbledon nel 2012. Ma esattamente come Nadal, e come confermato dopo la partita con Wawrinka, le cose possono improvvisamente cominciare a girar storto e far sentire il peso del tempo passato lontano dai campi.

Insomma quella tra Rafael Nadal e Roger Federer non è una partita già vista. Troppe novità, troppi enigmi, troppe diverse soluzioni. Di un paio di cose potremmo essere ragionevolmente certi. Questa è la partita finale, quella che resterà per sempre scolpita nella memoria di tutti. Quella che farà giustizia di tutti i discorsi sull’uno e sull’altro. E per questo l’altra cosa di cui essere certi è che chiunque vincerà rimarrà la sensazione che non tutto sia andato come doveva andare. E allora torneranno i sospiri e le lacrime, le considerazione sulle ingiustizie del mondo, su quanto la vita ci defraudi ogni giorno. Ma tra prima e dopo, c’è una partita di tennis da vedere.

Dalla stessa categoria