L’Australian Open non ha più difetti

Eravamo abituati a passare le ore in attesa che venissero sorteggiati i tabelloni. Quest'anno Djokovic e Kerber hanno invece presenziato ad una cerimonia brevissima.

MELBOURNE. Gli Australian Open hanno risolto anche uno dei (pochi) problemi degli anni passati: stavolta la cerimonia del sorteggio ha prodotto soltanto il sorteggio vero e proprio. Non è un dettaglio banale: negli ultimi anni veniva fissato un orario (mezzanotte ora italiana) e da lì cominciava una lunga trafila su tutti gli eventi che l’Australia propone ai suoi visitatori. Una sorta di pubblicità in mondovisione, questo poi da quando l’evento è stato trasmesso live sulla piattaforma web.

Per noi europei, indietro di 10 ore, è sempre stato difficile, perché prima di arrivare al momento dei tabelloni si poteva attendere anche oltre l’ora e la stanchezza prendeva il sopravvento. Stavolta invece si è cambiato, grazie anche al ritardo iniziale dovuto alla pioggia caduta incessantemente dalle prime ore del mattino e che ha costretto ad un ritardo anche le partite delle qualificazioni.

Novak Djokovic ed Angelique Kerber, quest’ultima piuttosto elegante, hanno attraversato il ponte nuovo costruito sul fiume Yarra che collega il centro di Melbourne all’intero complesso prima di prendere i rispettivi trofei e rilasciare qualche dichiarazione. Molto onesta la tedesca, che è tornata su quanto avvenuto 12 mesi fa: non alla finale, ma quanto avvenne al primo turno. Contro Misaki Doi fu ad un punto dal perdere: “Basta un punto, tante volte, per cambiare la storia. Se non avessi vinto quel punto probabilmente non sarei arrivata al numero 1 a fine anno”. Un punto che vale due Slam, tre finali, una medaglia d’argento olimpica, il numero 1 del mondo.

Difficile trovare un ribaltone più grande a livello di sport, almeno individuali, di quelli che cambiano una carriera. Ci sarebbe stata bene anche un’altra domanda: se non ci fosse stato quel punto, avrebbe avuto il coraggio di tirare il dritto lungolinea con cui ha girato (e vinto) la finale dello US Open a metà del terzo set? Sembra banale, ma in quei frammenti di secondo si innescano meccanismi che in altri momenti non verrebbero mai. Molto più standard Novak, che ha ribadito come per lui sia importante questo periodo dell’anno e ricordato tutte le soddisfazioni che Melbourne gli ha dato in carriera.

Bello, comunque, il percorso nuovo che parte da Birrarung Marr. Prima bisognava passare da Federation Square, la piazza appena al di là di Flinder Station (il luogo di ritrovo principale della città), e percorrere una strada lungo il fiume Yarra fino ad un ponte pedonale sopraelevato che conduceva all’ingresso principale, ora invece si taglia ed in una manciata di minuti si è dentro l’impianto. Kerber, così come Djokovic, giocheranno per conservare o tornare nella vetta del ranking. La tedesca dovrà reggere la pressione ed il ritorno di Serena Williams: solo con una finale avrebbe la certezza di rimanere al comando indipendentemente dal risultato della statunitense, a meno che ovviamente quest’ultima non venga sconfitta prima. Il serbo, invece, ha bisogno che Murray non arrivi in finale, altrimenti vincere il torneo non basterà.

Roger Federer comincerà il primo Slam in carriera con una testa di serie così bassa. Lo svizzero Craig Tiley, direttore del torneo, stava proseguendo col sorteggio e quando si era arrivati alle teste di serie, nel tabellone maschile, tra la 12 e la 16 l’attenzione stava un po’ calando, tutti forse presi a notare come Djokovic si trovi subito contro quel Fernando Verdasco che a Doha, non più di una settimana fa, si mangiò 5 match point e che su questo campo, non più di 12 mesi fa, mandò fuori dal torneo Rafael Nadal al primo turno a suon di vincenti. Quando poi è stata pronunciata la frase “seeding number 17”, quella di Federer, tutti si sono di colpo destati: c’era ancora libera la linea che conduceva al terzo turno proprio contro Nadal, ma è finito nella zona opposta, quella occupata da 3 qualificati. Poteva andargli peggio.

E lo spagnolo? Se Florian Mayer (il Mayer degli ultimi anni) non può fargli paura, il terzo turno contro Alexander Zverev promette scintille ripensando anche a quanto accaduto ad Indian Wells. È passato abbastanza in ombra, ma qui avremo il rientro di Nick Kyrgios dopo la squalifica. Ripensando anche allo scorso anno, quando qui in Australia lo criticarono per gli atteggiamenti avuti durante il match contro Tomas Berdych, è facile chiedersi come verrà accolto.

Nel femminile le incertezze su Serena e l’inizio opaco di Kerber fanno quasi pensare che avremo una nuova campionessa Slam. È tutto molto bilanciato, invece: le prime 2 del ranking non hanno forse il migliore tabellone possibile (ma ora, parliamoci, quale sarebbe il vero “tabellone perfetto”?), ma anche Karolina Pliskova, che in tanti qui in sala stampa vedono come possibile outsider e contendente al titolo, ha da passare prima per le colonne d’Ercole. La prima potrebbe essere Monica Niculescu, che le ha sempre dato enorme fastidio in carriera interrompendo la maledizione lo scorso febbraio in Fed Cup (facile? Ovvio che no); la seconda, Agnieszka Radwanska in un eventuale quarto di finale, con 7 sconfitte su 7 senza mai un set vinto.

Infine, chiudiamo con un appunto: come detto, la giornata a Melbourne Park oggi è stata piuttosto brutta, con la pioggia che ha guastato l’inizio e bloccato a metà tutto il programma di qualificazioni, con alcune partite costrette a terminare a tarda serata. Molti giocatori e giocatrici non hanno potuto allenarsi, non sui campi all’aperto almeno. Chi era l’unico a farlo quando ancora pioveva (seppur non nelle condizioni tra le 2:30 e le 3:30)? Paolo Lorenzi, nella parte del ragazzino che esprime tutta la propria passione per lo sport che ama. Un ragazzino che un mese fa ha compiuto 35 anni.

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