Ace Cream: Williams, una storica brutta finale

Quello tra Serena e Venus Williams è stato il solito scontro tra le due, solo più adulto e meno competitivo di qualche anno fa.

Gli anni, alla fine, hanno cambiato anche questi derby di casa Williams, non li hanno migliorati, o resi più seducenti, ma più adulti, meno arruffati di un tempo. Serena non è più la sorellina che pretendeva di vincere, e pestava i piedi per terra se l’altra osava opporsi, e Venus resta ancora paziente e mammosa, ma non mostra più quel disagio silenzioso, quella muta afflizione di chi era costretta a recitare nei panni della vice mamma, e accettare le angherie della piccola assatanata. Restano partite ai confini del tennis, però, perché qualcosa impedisce che sboccino, che diventino storie complete, godibili.

Sono abbozzi, tentativi. Le due hanno troppo in comune, troppe storie private e personali da condividere, troppi allenamenti svolti assieme, perché non si creino ostacoli alla disputa normale di un match. Stentano entrambe, subiscono break come principianti, in un colpo mostrano che razza di campionesse siano e nel successivo inabissano la palla neanche fossero due non classificate. Alla fine, vince Serena, perché è meno arruffona della sorella e tiene meglio il palleggio, mentre Venus si sente perseguitata da chissà quali demoni e tende a esagerazioni evitabili. Non una bella finale. Ma comunque una finale che servirà alla storia del nostro sport.

Serena si riprende a Melbourne il tennis. Lo fa con un torneo e una finale, non le basta molto di più. Non ci sono inseguimenti, appostamenti, schermaglie. Il tennis è suo, l’aveva dato in prestito alla Kerber, ma era il momento di riprenderselo. Tutto qui. Di nuovo numero uno, com’è giusto che sia. Melbourne è uno dei tornei che preferisce, un evento che spesso l’ha rilanciata in passato. Firma infatti la settima vittoria su questi campi, e porta il totale a 23 titoli, uno più della Graf, uno in meno della Court. Ma gliene basteranno due per diventare la donna Slam del tennis femminile, e lei è in grado di prenderseli ovunque si giochi sotto il segno dei Major. Parigi, Wimbledon, Us Open. Forse già da quest’anno. E vedrete: se arriverà a 25 titoli, forse deciderà davvero di lasciare.

In tribuna c’era anche Alexi Ohanian, il promesso sposo. Quando lei ha alzato la Coppa, lui era il più commosso. In fondo, è il suo primo Slam da fidanzato ufficiale. Qualcosa vorrà pur dire, no?

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