10 gennaio 1934: Vines diventa un professionista

Il 10 gennaio 1934, Ellsworth Vines fa il grande passo tra i professionisti. E anche se le cose non cominciarono benissimo, ebbe tempo di farsi riconoscere.

Sono in 16.200 al Madison Square Garden di New York ad assistere al debutto tra i professionisti di Ellsworth Vines, tennista statunitense che aveva vinto tre Slam tra gli amatori. I giornali dell’epoca scrivono che quella folla era la più numerosa nella storia del tennis. A sfidare Vines, che ha 23 anni, c’è Bill Tilden, che ha 41 anni ma è ancora considerato il favorito, anche perché Vines era reduce da una stagione piuttosto deludente, specie se comparata a quella del 1932. In effetti vincerà Tilden 8-6 6-3 6-2, ma il tour statunitense che i due giocheranno finirà a favore di Ellsworth Vines. Il New York Times, che schierava uno dei più famosi reporter di tennis dell’epoca, Allison Danzig scrisse che il livello fatto vedere da Vines era “molto superiore a quello che mostrava tra gli amatori”. Per quelli meno avvezzi di storia: il tour tra due tennisti era una serie di incontri che si svolgeva nel corso dell’anno in varie città degli Stati Uniti (con alcune date in Canada); Vines firmò un accordo per un tour che durava fino a metà maggio.

Non è molto chiaro con quale punteggio Vines superò Tilden a fine tour. Molte fonti riportano 47-26, il che significa che i due giocarono 73 match nell’arco di quattro mesi. Siccome il tour fu interrotto per qualche settimana, viene da pensare che quella cifra sia frutto di un calcolo errato e che il risultato corretto, sempre a favore di Vines, fosse invece 36-17. Se volete scoprirne di più, potete cliccare qui.

Ellsworth Vines, che Jack Kramer definì “il migliore di tutti nelle sue giornate” (una specie di Marat Safin, insomma), vinse praticamente tutti i tornei più importanti riservati ai professionisti e per quattro anni fu l’indiscusso numero 1, grazie anche ad un servizio formidabile. Nel 1939 Don Budge gli strappò la prima posizione e lui decise di ritirarsi, dedicandosi al golf (qui invece è stato una specie di Björn Borg). Il torneo in cui diede il meglio di sé fu senza dubbio quello di Wimbledon nel 1932. In semifinale batté Jack Crawford 6-2 6-1 6-3 e il New York Times scrisse che “nemmeno il punteggio poteva dire quanto quella  performance sia stata annichilente”; in finale, contro Bunny Austin, vinse per 6-4 6-2 6-0, servendo 30 ace in 12 turni di servizio. L’ultimo, quello che gli diede il titolo, fu talmente veloce che Austin ammise di non aver capito se gli era passato a destra o a sinistra. Magari era semplicemente poco attento, ma non lo sapremo mai.

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