Esclusiva / Wimbledon – Raonic: «Ammiro Michael Jordan e Steve Jobs. Il gioco di volo è la chiave per vincere qui»

TENNIS – WIMBLEDON – Dalla nostra inviata FRANCESCA CICCHITTI. Da Moya a McEnroe, ma senza rinunciare alla direzione dei lavori di Riccardo Piatti. Milos Raonic funge da studente. È una sorta di università del tennis, quella che il rettore Piatti mette a disposizione dell’allievo prediletto. Si può imparare da tutti, ma soprattutto dai grandi campioni…

A Parigi con la consulenza “aggiunta” di Moya è andata il giusto, poteva andare meglio, gli ottavi di finale sono un risultato perfettibile ma ci possono stare. A Wimbledon ha avuto al suo fianco anche McEnroe, ed è arrivata la prima finale Slam. Ma l’importante è avere la voglia di studiare, e a Milos quella non manca. Ragazzo intelligente, Piatti lo ha sempre sottolineato. Intelligente lui e intelligente la ragazza (un gran bel pezzo di ragazza) con cui si accompagna, la signorina Danielle Knudson, oggi supermodella domani, chissà, attrice. Nasce da questi presupposti un’intervista che aveva voglia di sondare Milos oltre il campo da tennis, oltre i suoi servizi fulminanti e le volée che è fra i pochi a saper giocare.

Si dice che lei al di fuori dal campo sia un gran “burlone”, uno cui piace molto fare scherzi, al punto che le persone devono chiederle di smettere…

«Si è vero. So quali tasti premere con le persone, per fare degli scherzi. Che dire…Ho una naturale propensione a toccare le corde giuste. Cose anche banali, per la verità. Mia madre è uno dei bersagli preferiti. Con tutto l’affetto che potete immaginare. Il fatto è che lei detesta i serpenti… E allora, be’, insomma, sono diventato un esperto in discorsi su serpenti e altri esseri striscianti. Il resto lo potete immaginare».

È vero che se non fosse diventato giocatore di tennis, avrebbe voluto lavorare a Wall Street?

«Forse è quello che farò una volta finita la mia carriera da tennista. La finanza è la materia che ho studiato all’Università e probabilmente sarebbe stata il campo di lavoro nel quale mi sarei misurato. Ma ora c’è il tennis, poi, chissà…».

Una grande ammirazione per Steve Jobs…

«Sì, se potessi elencare le persone vive o morte con le quali mi piacerebbe o mi sarebbe piaciuto cenare, lui sarebbe tra i primi tre. Uomo incredibile. Aveva il dono di sapere quello che le persone volevano, prima ancora che esse stesse lo sapessero. Jobs ha rivoluzionato il mondo con i suoi prodotti e addirittura, prima di morire, ne pensò altri che continuano a piacere e a risultare rivoluzionari. La sua eredità durerà oltre questa generazione e per molte altre ancora».

Anche Michael Jordan gode della sua ammirazione. Cosa le piace di lui?

«Il suo spirito competitivo è stato incredibile. Sì, penso che molti ex-atleti abbiano compiuto grandi cose e quando leggo su di loro certe cose, li ammiro ancora di più».

Nonostante lei sia un amante dell’arte e sia innamorato della città di Parigi, com’è possibile che non abbia mai visitato il Louvre?

«Non l’ho ancora visitato, è vero. Neanche questa volta. Sono un amante dell’arte contemporanea, per questo non è stato il primo museo in cui sono andato. Ovvio, il Louvre merita pienamente di essere visitato, infatti è nella mia lista delle cose da fare. A Parigi mi piace soprattutto passeggiare. Quando non prendo l’automobile per andare al torneo, girare a piedi è il modo migliore per scoprire le città. L’architettura è così bella, c’è così tanto da vedere che rimanere in macchina e perdere tutto questo sarebbe un peccato».

Il suo francese è migliorato notevolmente, a cosa è dovuto?

«Lo devo al fatto di essere residente monegasco. Mi ha aiutato a migliorare la lingua».

Come è nata la decisione di prendere anche McEnroe all’interno del suo team?

«Diciamo che ero in cerca di un altro paio di occhi per essere più efficiente sull’erba. L’ho scelto al fine di avere un miglioramento generale. Voglio sempre migliorare, andare avanti, riuscire a mettere più pressione ai miei avversari. McEnroe mi ha dato ottimi consigli».

Per quanto tempo all’anno la seguirà John?

«Solo queste settimane sull’erba. Avrò comunque Carlos al mio fianco, e Riccardo ovviamente».

Cosa ha visto fare a McEnroe che le piacerebbe imparare?

«Io sono sempre alla ricerca di miglioraret ecnicamente. Penso che i miei colpi siano buoni e quest’anno ho migliorato molto il diritto. Sulla terra trovo che sia più facile mentre sull’erba ho cercato di migliorare il modo di posizionarmi in campo, per sfruttare meglio le discese a rete. Non sempre riesco a trovare certe angolazioni e dare il giusto tipo di pressione alla palla».

Negli ultimi dieci anni, abbiamo visto diversi giocatori di fondo campo vincere Wimbledon. Cosa ne pensi?

«Penso che negli ultimi anni non vi siano stati dei buoni giocatori di “serve and volley” così buoni come in passato. Dunque, credo sia fondamentale per me sfruttare certe caratteristiche del mio gioco. In Australia ho dimostrato che posso fare bene e di essere efficace con il gioco di volo».

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