Australian Open, Federer e la resa dell'uomo di fronte al robot

TENNIS

Dal nostro inviato a Melbourne, Luigi Ansaloni

MELBOURNE. Oggi finiscono, una volta per tutte, le illusioni di Roger Federer. Finchè ci sarà questo Novak Djokovic, questo splendido, incredibile, tremendamente forte Novak Djokovic, lui non lo batterà mai più in una partita 3 su 5. E’ semplicemente la resa, incondizionata, di un tennista che ha fatto il tennis un’arte di fronte ad uno che ha portato e sta portando il tennis ai livelli più alti mai visti.

 

Il numero uno del mondo non è spettacolare quanto lo svizzero, non ha quei guizzi che aveva Nadal nella corsa e nella fisicità, ma riesce come nessuno ha mai fatto a portare il gioco ad altezze complessive mai viste prima. Semplicemente, quando gioca così, in questo modo, non c’è classe che tenga. Se hai uno che dall’altra parte non sbaglia, fa tutto perfetto e smonta sistematicamente qualsiasi cosa tu faccia o provi a fare, non c’è trippa per gatti. E’ la sindrome di Nadal che ha cambiato nome di sindrome di Djokovic. Il numero tre del mondo è troppo succube, troppo impaurito per combinare qualcosa. Magari poi si sveglia un minimo, come fatto nel terzo set, quando ormai tutto è perso, quando ormai è tutto tardi.

Come gli studenti che aprono i libri 3 giorni prima di un esame. Anche vero che, come è successo nel terzo set, quando Roger ha alzato di un minimo (ripeto, un minimo) il suo livello e Nole è calato, si è vista una partita, con il serbo a corto di soluzioni efficaci. Ci rimane, nel quarto set, un punto incredibile di Roger, poco prima del break che ha di fatto consegnato la partita a Novak.

Federer non ha giocato bene oggi, certo. E’ stato imbarazzante nel primo set, un poco meno nel secondo ma la sostanza non cambia. C’è da capire, e forse questa partita una risposta chiara l’ha data, quanto ci sia di merito in Djokovic nel rendere inerme lo svizzero in questo modo. Sicuramente è una questione mentale, come è successo altre volte. A Wimbledon e a New York una sorta di reazione c’era stata: soprattutto agli Us Open nel terzo set, con un parziale pari, si era avuta la sensazione che la partita potesse essere vinta, dall’elvetico.

Avere paura è umano, e Federer quando incontra Djokovic, che sembra un robot da quanto riesce ad alzare il livello di gioco e a rimanere calmo, impassibile, spietato, perfetto, ha paura. Lo svizzero quando incontro il serbo deve battere due avversari, se stesso e Nole. Francamente impossibile da battere, un tennista del genere… 

Federer ha sbagliato tutto quello che si poteva sbagliare e nemmeno per un attimo c’è stata la sensazione che qualcosa potesse cambiare, ma è anche vero che le volte che la prima gli entrava o che provava a fare qualcosa in maniera giusta, Djokovic ricacciava le speranze in men che non si dica. Anche nel quarto set, di speranze, vere, non ce ne sono state. Quindi, sicuramente c’è una grossa parte di demerito di Federer, che paga evidentemente uno scotto terrificante dal punto di vista mentale, ma diamo merito e onore a quello che probabilmente diventerà il numero uno più dominante di sempre, se non lo è già. Anche più del Federer del biennio d’oro, anche più di Nadal.

La storia non ci ha regalato un confronto tra i due a parità d’età, e sarebbe stato bello vedere questi due fenomeni combattere al massimo delle proprie armi, ma il passato è appunto passato. La realtà attuale, quella che ci ha regalato questa semifinale dell’Australian Open, è quella di un uomo che getta la spugna, incapace di reggere fisicamente, mentalmente e ad un certo punto anche tecnicamente contro un avversario nettamente, nettamente superiore a lui.

Peccato, perchè oggi si è messa una lapide a quella che era l’unica, vera rivalità rimasta nel tennis. Da oggi, lo sport della racchetta non ha neppure quella. Per Djokovic la strada all’immortalità è sgombra, completamente priva di ostacoli, a più corsie. Come un rettilineo infinito quando sotto di te hai una Ferrari e hai voglia di correre, contro gli altri che ti vengono dietro in 500. Non so quanto durerà e se qualcuno in un momento lontano o vicino sarà in grado di competere con Novak, ma in questo momento la situazione è questa. Federer, e i suoi tifosi e gli appassionati di tennis, se ne facciano una ragione.

 

Dalla stessa categoria