WTA Finals Singapore / Kerber: «Ho tifato Pennetta agli US Open». Kvitova: «Non ho potuto allenarmi molto, mi sentivo strana»

TENNIS – Di Diego Barbiani

SINGAPORE. Angelique Kerber è comprensibilmente contenta. Cominciare il terzo Masters della carriera con una vittoria d’autorità su Petra Kvitova è forse lo slancio che desiderava per puntare ad abbattere la barriera del Round Robin, mai passato nelle precedenti edizioni.

Però, la tedesca, trova anche tempo per un commento su Flavia Pennetta e la sua impresa a New York dopo che nel 2011 fu lei da n.96 del mondo ad eliminarla in maniera sorprendente nei quarti di finale. «Flavia? Lei è una persona splendida. Ricordo perfettamente quel giorno in cui l’ho battuta, ma l’ho sempre considerata un’atleta molto forte. Ho fatto il tifo per lei in finale a New York quest anno, lo meritava davvero».

Passando alla partita, la tedesca ha dichiarato: «Ero un po’ nervosa al momento di entrare in campo, ma dopo qualche punto è passato tutto. Nelle fasi delicate poi ho cercato di muovermi sempre meglio, ho cercato di rigiocare al di là della rete più colpi che potevo» ha detto in conferenza stampa, per poi tornare con la memoria al match di Fed Cup dello scorso anno, quando si trovò in vantaggio 5-2 e servizio nel primo set, servì tre volte per il parziale, poi fu 4-1 nella frazione decisiva e finì per perdere: «Mi ero imposta di cercare di ottenere molto di più dal servizio rispetto quel giorno, forse è stata una delle chiavi che mi ha permesso di vincere». Non l’unica, probabilmente, ma servire l’83% di prime solo nel primo parziale (15/18) ed il 73% nel secondo (47/64) ha avuto la sua influenza sull’incontro. Infine: «La vittoria di oggi è importante, ma non deve cambiare il mio modo di affrontare i prossimi impegni. La semifinale è un obiettivo, ma la strada è ancora lunga».

Petra Kvitova invece sposta l’attenzione su un particolare: «Non è questa la velocità che preferisco. Il campo è forse più veloce rispetto ad un anno fa, è buono per avere lunghi scambi, ma non è ad un livello che possa darmi una mano. Mi piacerebbe fosse un po’ più rapido, ma sono consapevole di non poter farci nulla».

In più, la ceca dice di essersi sentita ‘strana’ in campo. «Dopo la tourneé asiatica ho fatto delle analisi del sangue (ricordiamo che la n.4 del mondo ha dovuto combattere quest anno contro la mononucleosi che continua a darle fastidio pur rimanendo ‘sotto controllo’) che mi hanno impedito di allenarmi quanto ne avevo effettivamente bisogno». Non deve essere facile poter competere in queste situazioni, soprattutto per una come Kvitova che porta tutto il suo gioco ad un livello di rischio assoluto. «Era come se non riuscissi a stare negli scambi, non tenevo il livello elevato che mi proponeva la mia avversaria. Ho cominciato a sbagliare quasi da subito ed è stato un continuo peggioramento del mio gioco. Alla fine non sono mai riuscita a trovare un equilibrio nel mio gioco».

Per la due volte vincitrice di Wimbledon, però, bisogna subito alzare la testa e pensare alla sfida potenzialmente decisiva contro Lucie Safarova di mercoledì. «Dispiaciuta? No, lei (Kerber, ndr) ha giocato veramente bene. Io devo solo pensare a fare bene nel mio prossimo incontro».

 

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