US Open – Cilic alza la voce: vince al quinto ed è in semifinale

TENNIS – NEW YORK – Di PIERO VASSALLO. Marin Cilic è il primo semifinalista degli US Open 2015: il campione in carica batte Jo-Wilfried Tsonga in cinque set e si conferma straordinario a New York.

Un segnale forte, deciso. È quello che Marin Cilic manda direttamente dall’Arthur Ashe, il campo su cui lui, placido ragazzo di Medjugorje, si trasforma in un provetto superman con la racchetta. È il campione in carica, ma non è il favorito e non lo era nemmeno un anno fa quando compì un miracolo degno della nomea della sua città natale.

La differenza sta nel gioco: insuperabile, perfetto, travolgente quello mostrato a New York nel 2014, molto meno scintillante quello del 2015. Eppure Marin è di nuovo in semifinale e forse questo stupisce più di quanto non avrebbe fatto una sua sconfitta precoce. Ha sofferto con Kukushkin, ha ceduto un set a Chardy e si è fatto quasi rimontare da Jo-Wilfried Tsonga, ma in un modo o nell’altro è sempre riuscita a spuntarla.

I favoriti si chiamano Djokovic, Federer, probabilmente anche Wawrinka, ma con il match di oggi Cilic ha lanciato un messaggio chiaro: per batterlo qui su questi campi bisogna dare il 110%, perché lui è determinato a resistere in ogni modo. Ha saputo farlo anche oggi, quando Tsonga, spento e mediocre per i primi due set, ha trovato la scintilla buona per provare una rimonta che nel quarto game del quinto set sembrava quasi compiuta; ma su quella preziosa palla break Cilic ha sganciato uno dei 29 ace della sua partita, mettendo un mattoncino fondamentale sul suo successo.

Break mancato e break subito: nel game successivo il francese ha ceduto la battuta a zero e ha esaurito tutta la spinta adrenalinica che gli aveva permesso di rimettere in piedi una partita quasi persa e di salvare 3 match point nel quarto set, due di questi cancellati grazie a due numeri d’alta scuola. A Jo non sono bastati 59 vincenti, Cilic ne ha messi a segno 63 sbagliando però molto meno: 37 errori non forzati per il croato, 58 per il francese.

Tsonga vede sfumare così la prospettiva di una prima semifinale allo US Open e perde anche la chance di prendersi una piccola rivincita morale, lui che per anni è stato lì vicino ai primi della classe, riuscendo anche a batterli qualche volta, ma mai con la costanza necessaria per arrivare ancora più in alto, per superare i propri limiti. 

Quei limiti che Tsonga ha visto superare da Stan Wawrinka, da brutto anatroccolo con un gran rovescio a fuoriclasse vero, e poi dallo stesso Cilic. Questa è stata forse la ferita più profonda e dolorosa: un buon giocatore come il croato è diventato campione Slam all’improvviso, mentre Tsonga si è dovuto “accontentare” di una carriera ad alti livelli ma senza l’exploit giusto e adesso esprime il meglio solo a sprazzi (Toronto 2014, Roland Garros 2015).

Il meglio Marin Cilic non è ancora riuscito a mostrarlo in questo torneo e difficilmente potrà farlo venerdì se l’avversario sarà Nole Djokovic, ma anche se il tennis stratosferico dello scorso anno è molto lontano, la personalità, la voglia di lottare e di difendere il suo torneo sono più forti che mai: perché questo Cilic può anche piegarsi, ma riuscire a spezzarlo è tutt’altra cosa. 

 

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