Challenge Round. Inesauribile Ferrer: che partenza nel 2015!

TENNIS – DI FABRIZIO FIDECARO – David Ferrer ha iniziato alla grande il suo 2015, aggiudicandosi tre tornei (Doha, Rio de Janeiro e Acapulco) e passando in scioltezza dalla terra al cemento. Lo spagnolo, quasi 33enne, ha smentito ancora una volta quanti pronosticavano una sua imminente uscita dai top ten.

Diciannove match giocati con diciotto vittorie e una sola sconfitta. È questo il record stagionale di David Ferrer. Un bilancio inatteso per un giocatore che compirà trentatré anni fra meno di un mese e che pressoché tutti gli addetti ai lavori vedevano ormai nella piena e irreversibile fase discendente della sua carriera. E invece, con la dedizione al lavoro e la straordinaria professionalità, il tennista di Javea ha stupito per l’ennesima volta.

Il suo 2015 è cominciato a Doha, nel Qatar, dove Ferrer si è imposto battendo in finale Tomas Berdych. A seguire l’unico passaggio a vuoto, agli Australian Open, dov’è uscito indenne da un match durissimo al terzo turno con Gilles Simon, ma ha ceduto netto negli ottavi a Kei Nishikori. Qualche settimana di lontananza dal circuito e poi il rientro trionfale: il successo sulla terra di Rio de Janeiro, ottenuto travolgendo nel match clou l’azzurro Fabio Fognini, seguito immediatamente dal nuovo centro ad Acapulco, stavolta sul cemento, dove, gustosa più che mai, è arrivata la rivincita su Nishikori.

Insomma, David è stato capace di passare nel giro di una manciata di giorni dal rosso al duro senza accusare la minima incertezza. Ora è terzo nella Race (dietro a Djokovic e Wawrinka) e guida in solitudine la classifica dei plurivincitori Atp dell’annata, a quota tre titoli in poco più di due mesi. Rispetto alla corrispondente prima parte di 2014 la differenza è netta: allora il tennista di Javea era sì approdato nei quarti a Melbourne, ma dei ben sei tornei disputati ne aveva fatto suo soltanto uno (Buenos Aires, che sarebbe rimasto l’unico trofeo dell’anno), totalizzando diciassette affermazioni e cinque kappaò (64-24 a fine stagione).

Ferrer, inesauribile, ha saputo trovare in sé le motivazioni per tornare a emergere, quando in molti, alla sua età e con un palmarés del genere, si sarebbero seduti sugli allori, godendosi il presente dopo un recente passato di gloria. Non elargirà dosi di spettacolo a piene mani, ma l’efficacia dei suoi colpi e delle sue strategie è fuori discussione. In che maniera potrà andare avanti nei prossimi mesi? Nel Master 1000 di Indian Wells David non ha mai avuto troppa fortuna (solo un quarto, nel 2007), mentre Miami gli ha spesso regalato maggiori soddisfazioni (la finale del 2013, le semi del 2005-06, i quarti del 2011-12). Poi sarà il momento della primavera sulla terra europea, e lì per i rivali potrebbero essere ancora dolori.

Quel che è certo è che nessuno, neanche tra i big (con l’eccezione, forse, di Federer, che lo ha battuto per sedici volte su sedici), si augura di trovarsi dinanzi Ferrer. Tutti sanno bene che non si porteranno la partita da casa, ma che, per riuscire a prevalere, dovranno lottare allo spasimo, sino a dare fondo alle loro energie, perché David, come d’abitudine, non regalerà nulla. E, a volte, il miglior riconoscimento per uno sportivo viene proprio dal disappunto degli avversari nel doverne incrociare la strada.

 

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