Australian Open: la legge di Serena Williams, regina per la sesta volta. Sharapova ancora sconfitta

TENNIS – Di Diego Barbiani

MELBOURNE. Neppure un “net” sull’ace che le avrebbe dato il titolo ha scalfito una Serena Williams devastante. Senza paura, ha rigiocato nello stesso centimetro di campo. Si è aggiudicata così il sesto Australian Open della sua carriera, battendo 6-3 7-6(5) una Maria Sharapova caratterialmente da ammirare.

Quasi due ore dove si è visto tutto. Una partita palpitante grazie a due protagoniste che tanto bene non si vogliono. Anzi. Anche uscendo dall’ambito tennistico dove Sharapova viene regolarmente presa a bastonate e con oggi fanno sedici sconfitte consecutive, sono tanti gli aspetti del passato dove l’atmosfera è sempre stata da “guerra fredda”. Una statunitense, l’altra russa. Forse era destino.

Potrà essere un tennis con pochi canovacci tattici, dove spesso la prima che prende il comando tirando una pallata ha poi il punto praticamente fatto, ma l’intensità che oggi è venuta fuori nel secondo set ha pochi eguali nelle loro sfide.

L’influenza che ha accompagnato per tutto il torneo Serena Williams ieri sembrava averle creato qualche problema in più. L’allenamento interrotto a causa della forte tosse non creava allarmismi per lo svolgimento della partita ma poteva dare più fiducia alla russa. Questione di poco, però, e quella che si è ammirata fin dai primi punti era la solita Serena. «E’ vero, ieri aveva la febbre abbastanza alta, ma già in serata le cose andavano meglio» ha rivelato Jil Craybas, ex tennista statunitense.

Dopo essere stata in ombra per tutto il primo parziale, Sharapova ha poi trovato le energie per entrare in partita. Non aveva un colpo per far male: i suoi attacchi da fondo campo non erano sufficienti, Williams le leggeva spesso con anticipo le traiettorie. Uno dei problemi che, probabilmente, hanno “permesso” questa striscia di sconfitte tutt’ora aperta è proprio il non aver voluto modificare il proprio gioco aggiungendo qualche varietà. Intendiamoci, non si parla di giocare un attacco in controtempo o riuscire in una voleè bassa, ma verticalizzare di più il gioco per sorprendere la sua avversaria che è parsa spesso giocare a memoria e conoscere sempre un attimo prima cosa fare.

Cosa è stato, allora, a creare un secondo set così appassionante? Il suo carattere. Una voglia di non crollare mai che la sta tenendo da anni ai vertici del ranking. Subisce il gioco della sua acerrima nemica, si prende i “come on” urlati a pieni polmoni in faccia, ma prima di alzare bandiera bianca deve essere colpita un numero indecifrato di volte.

Sul 2-2 nel secondo parziale cominciava definitivamente la loro personalissima sfida. Il tennis diventava l’oggetto con cui colpirsi, ma c’era ben altro che un semplice quindici o un semplice trofeo in ballo. Erano due universi che venivano a scontrarsi e sprigionavano tutta la loro forza. Quando per la prima volta la russa è riuscita a trovare due vincenti in risposta ha alzato la voce con un urlo in faccia a Williams che, a sua volta, ha risposto con tre ace ed un servizio vincente e si avviava verso la panchina con sguardo di disgusto. Poco dopo, identica situazione di partenza. 0-30 sul servizio della statunitense e sul 40-40 un nuovo servizio vincente al centro accompagnato da un urlo poderoso. Era immobile al centro del campo, con il pugno sinistro alzato e sguardo di ghiaccio verso la sua avversaria.

Come detto, però, per ogni vincente che subiva la russa replicava con una forza di volontà enorme e sui primi due match point ha risposto da grandissima con due dritti lungolinea, un colpo che oggi non funzionava perfettamente come nei match precedenti. Un nastro l’aveva tenuta a galla sotto 5-6 nel tie-break. La statunitense aveva già lasciato la racchetta per liberare tutta la sua gioia ma la voce della giudice di sedia ha fermato tutto. «Net, first serve». Non sapeva se ridere o arrabbiarsi. Tra le due, ha scelto la terza opzione, riprendere la racchetta e tornare a servire. Come? Con un ace, nello stesso punto del servizio precedente. La legge di Serena si è concretizzata anche oggi. «Is it net?» ha chiesto con un pizzico di ironia all’arbitro prima di lasciarsi andare alla gioia. Sono diciannove titoli dello Slam, superate due campionesse senza tempo come Martina Navratilova e Chris Evert. Il tennis femminile sta cambiando faccia, lo si nota ad ogni torneo con protagoniste sempre diverse che cercano di farsi largo verso le fasi finali. Alla fine, però, a gioire per ultima è ancora una volta lei.

 

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