Roland Garros – Nadal a cuore aperto: «Piansi quando vinse Federer, quando persi da Soderling invece…»

TENNIS – A cura di FRANCESCA CICCHITTI

PARIGI. Questa volta è Rafael Nadal che apre il suo cuore, parla di sé rivelando alcuni periodi più importanti della sua vita, i più particolari, descrive le sue sensazioni, addirittura rivela quello che ha provato quando Roger Federer ha vinto il Roland Garros.

L’Equipe ha pubblicato nel suo inserto odierno sul Roland Garros una pagina interessante, curata da Frédéric Bernés che noi – proprio come abbiamo fatto nei giorni scorsi per l’intervista a Federer – vi riportiamo. 

Il giorno in cui… Hai sbagliato completamente la tua tattica.

«È pieno, sono tante le volte che ho sbagliato! Poi cerco di cambiare la mia tattica di gioco per trovarne una migliore. Quest’anno ad esempio, a Roma, ho fatto delle scelte sbagliate durante il primo set contro Murray (ho perso 6-1)».

 

Il giorno in cui… A Monte-Carlo, Marinko Matosevic ha rovesciato le bottigliette d’acqua che metti con un ordine preciso per terra, quasi al centimetro, in ogni tuo match.

«È stato divertente (tornando a sedersi nel cambio di campo, alla fine del secondo set, l’Australiano, senza farci attenzione, è inciampato tra le bottigliette di Nadal). Non ho mai pensato, nemmeno per un secondo che mi sarei innervosito per quello. Lo ha fatto, è stato divertente, nessun problema. A quando risalgono tutte le mi e superstizioni? Ho cominciato ad avere tutti questi tic quando ero giovanissimo. Perché ho cominciato un giorno a fare tutto ciò? Pff… non lo so. Però questi tic mi infastidiscono. Sì mi preoccupano un po’. Potrò un giorno giocare senza avere queste manie? Senza alcune si. Potrei non toccarmi più il naso e mettermi i capelli dietro le orecchie prima di servire. Questi potrebbero essere fattibili. NOn mettere le bottigliette davanti alla mia sedia, anche questo si potrebbe eliminare. ma rimettere bene i miei slip (prima di ogni servizio), questo non riuscirò a togliermelo (ride). Impossibile. Non posso».

 

Il giorno in cui… Hai visto sui giornali per la prima volta alcune foto che ritraevano te e la tua fidanzata in costuma da bagno.

«È la vita. A me non piace questo concetto (di stampa gossip), ma esiste. Non lo trovo normale, che chiunque e in qualsiasi momento può scattarti una foto, renderla pubblica senza l’approvazione di chi viene fotografato».

 

Il giorno in cui… I medici ti avevano detto alla fine del 2005 che la tua carriera era a rischio a causa del tuo infortunio al piede.

«È stato un giorno difficile. Mi è successo proprio quando la mia carriera iniziava. Avevo appena fatto una grande stagione (avevo vinto il mio primo Roland Garros), e quello mi dico sempre resterà il momento più difficile della mia carriera. E’ stato più duro vivere questo infortunio, rispetto a tutto quello a cui sono andato incontro con le mie ginocchia. La cosa peggiore che mi è successa è stato alle ginocchia nel 2012. Avevo già vinto undici Slam, non so più quanti Masters 1000, avevo fatto tante cose – parlo anche della mia vita non solo di tennis – e non stavo sognando.

Anche se mi fossi dovuto fermare in quel momento, posso dire che avevo avuto la fortuna di aver avuto una carriera piena, fantastica. L’infortunio al piede fu grave, e avrebbe potuto rovinare la mia carriera dall’inizio. Quando i medici mi hanno detto che la cosa era seria, che rischiavo di non poter più giocare, non ho pianto. Ma quando sono rientrato a casa, sì, ho pianto. Avevo paura di non poter più vivere la mia passione».

 

Il giorno in cui… Hai pianto guardando un film.

«Mah… io piango tanto quando guardo i film! Quali film? Mah… ce ne sono troppi. Piango molto facilmente».

 

Il giorno in cui… Qualcosa nello sport ti ha fatto piangere.

«Ho pianto il giorno in cui Federer ha vinto il Roland Garros 2009. Questo mi sono emozionato. Meritava di vincere questo torneo un giorno, dopo tutte le finali e le semifinali che ha giocato. Meritava di avere i quattro Grand Slam. Ho anche pianto quando la Spagna ha vinto la Coppa del Mondo di calcio in Sud Africa (ero lì).

 

Il giorno in cui… Hai giocato per la prima volta sul centrale del Roland Garros.

«È stata una cosa bellissima. C’è tanto spazio intorno al campo, e bisogna trovare il proprio posto. Qui è talmente grande che si rischia di perdere rapidamente la visione del terreno. nei giorni in cui c’è vento, può essere davvero complicato. Penso però che il campo più difficile sia l’Arthur Ashe, a Flushing Meadows. Questo perché a New York, ci sono molte più giornate di vento che a Parigi. Il centrale di Wimbledon e la Rod Laver Arena, sono più riparati dal vento ed è più facile giocare lì».

 

Il giorno in cui… Hai mentito in conferenza stampa.

«Mentire? Non ho l’abitudine di mentire. Qualche volta ometto le cose. È differente (sorride), è per questo che capisco Gulbis quando dice che le nostre conferenze stampa sono troppo piatte (l’ultima volta il lettone ha dichiarato che Rafa, Roger, Novak e Murray sono noiosi). Rispetto la sua opinione, ma io amo la buona educazione, il rispetto. Quello che può essere buono per me può non esserlo per lui. Mi piace combattere sul campo, non fuori.

 

Il giorno in cui.. Hai perso la più grande grande quantità di denaro a poker.

«Mai. Ho giocato qualche volta a soldi, ma mai tanti. Non perdo mai il controllo al tavolo da gioco. Mi piace vincere, ma non per una questione di soldi, ma per il piacere della vittoria».

 

Il giorno in cui… Hai avuto più paura durante una patita.

(dopo aver riflettuto allungo) «Paura? Direi alla finale del Roland Garros 2012. A causa della pioggia? A causa di Djokovic? No, avevo paura perché venivo da un periodo in cui avevo perso tre finali di seguito contro Djokovic in uno Slam (Wimbledon, US Open, Australian Open 2012). Quella finale del Roland Garros era importantissima. La notte prima non avevo dormito abbastanza.

 

Il giorno in cui… Il pubblico del Roland Garros voleva vederti perdere.

«Quel giorno lì (il giorno della partita contro Soderling, ottavi di finale 2009), non è stato piacevole. Quello che non è stato bello, era sentire che la gente voleva che io perdessi, in un luogo che io amo tanto e che ho sempre amato, più degli altri. Quel giorno il pubblico non era totalmente a favore del mio avversario, non lo incitavano. Volevano solo che io perdessi. È incredibile. Non ho mai capito perché si sono comportati così, ma fa parte del gioco. Il pubblico a volte ne ha abbastanza di vedere vincere lo stesso giocatore, lo posso capire. Non ho avuto nulla da dire allora, in conferenza stampa, poiché non pensavo fosse una cosa contro di me personalmente. Io non avevo fatto niente di male (ride). la cosa che mi ha fatto più male quel giorno lì è stato di aver perso, era l’unica cosa che contava per me. Ma ho accettato quella sconfitta senza problema. Il mio rapporto con il pubblico del Roland Garros non si è mai rotto, anzi è migliorato. Quando cammino per strada, quando vado a Disneyland, mi sento amato in Francia».

Dalla stessa categoria