Challenge Round. Ivanovic, neo-erbivora verso Singapore

TENNIS – di FABRIZIO FIDECARO

Ana Ivanovic ha conquistato già tre titoli nel 2014: le riuscì solo nel 2007-08, i migliori anni della sua carriera. Per la serba, ormai vicina al rientro in top ten, l’obiettivo è la qualificazione al Masters di Singapore… ma perché precludersi traguardi ulteriori?

Nel giugno del 2008 Ana Ivanovic vinse il Roland Garros e fu incoronata numero uno del ranking mondiale, posizione che – salvo la settimana di Ferragosto, durante la quale cedette il primato alla connazionale Jelena Jankovic – mantenne ininterrottamente fino al termine dei successivi US Open. La ragazza di Belgrado aveva vent’anni appena, e tutto lasciava presagire che l’avremmo vista a lungo fra le grandi protagoniste del circuito.

Ora siamo a giugno del 2014, sei stagioni esatte sono trascorse da quei giorni, e, tanto per essere chiari, va detto che Ana non ha affatto mantenuto le promesse. In principio, anzi, invece di assestarsi nelle posizione di vertice della classifica Wta, ha accusato un imprevedibile crollo, ritrovandosi, a metà 2010, addirittura oltre il 60esimo gradino del ranking. Dalla seconda parte di quell’annata in poi ha un po’ recuperato, tornando a essere quanto meno una discreta comprimaria negli eventi che contano, in grado talvolta di mettere a segno qualche bel colpo, ma mai di lottare per i titoli importanti.

La popolarità mediatica, nel frattempo, non l’ha mai abbandonata: parliamo innegabilmente di una bella ragazza, dal viso particolare ed espressivo, in grado di incantare anche i non appassionati. Ad Ana, però, non bastavano i servizi fotografici, gli spot pubblicitari e le comparsate nello showbiz: lei voleva riprendersi ciò che era stato suo da adolescente o poco più, quando ancora non era pronta a gestire una situazione di quel tipo.

Ebbene, questa sta rivelandosi di gran lunga la sua stagione migliore del post-numero uno. La serba, che a novembre soffierà su ventisette candeline, ha conquistato domenica scorsa a Birmingham il suo primo titolo in carriera sull’erba, il terzo del 2014 dopo Auckland e Monterrey. Solo due volte, in passato, era stata capace di ottenere un tris di successi, e guarda caso era accaduto nel 2007 (Berlino, Los Angeles, Lussemburgo) e nel 2008 (Indian Wells, Parigi, Linz). Inoltre ha raggiunto la finale a Stoccarda, battuta in rimonta da quella Maria Sharapova con cui si è presa poi una gustosa rivincita a Roma, spingendosi fino alle semi degli Internazionali Bnl. Non va dimenticato, poi, il piazzamento nei quarti agli Australian Open, con tanto di vittoria su Serena Williams. In tutto Ana ha vinto 37 match nel Wta Tour: nessuna ha fatto meglio di lei.

Ora la Ivanovic è numero 11 del mondo, nonché sesta nella Road to Singapore, e centrare la qualificazione al Masters rappresenta un obiettivo tutt’altro che irrealistico. «È sempre stata una mia motivazione e ispirazione», ha ammesso lei. «Cerco di non pensarci troppo, perché durante la stagione sul cemento in America, a Indian Wells e a Miami, mi sono messa troppa pressione e ho un po’ perso di vista ciò che stava succedendo. Si tratta solo di divertirsi e lavorare sodo, preparando al meglio ogni match, la classifica e tutto il resto verranno di conseguenza».

E allora, a questo punto, perché mai precludersi la chance di tagliare traguardi ancora più prestigiosi? Qualcuno la vedeva tra le possibili favorite già al Roland Garros, dove, invece, la serba è stata eliminata al terzo turno dalla ceca Lucie Safarova. Adesso è tempo di Wimbledon, dove Ana fu semifinalista nel 2007 (battuta da Venus Williams): da allora non ha più superato gli ottavi, ma il fresco successo nel torneo Premier sull’erba britannica potrebbe averle fornito la convinzione necessaria per affrontare senza timori i prati di Church Road. Que sera, sera, canterebbe Doris Day, ma intanto quel che è certo è che il tennis femminile ha ritrovato una tra le sue interpreti più amate.

 

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