Quiet Please! Andy Murray "non male per uno senza personalità"

Di ROSSANA CAPOBIANCO – Andy Murray ha vinto lo SPOTY Award conferito dalla BBC: la vittoria a Wimbledon lo incorona nella propria patria dove ormai è famoso e finalmente anche amato. Una rivincita per un ragazzo e un giocatore da sempre considerato privo di personalità e perdente di natura.

 

 

La certezza collettiva era quella di vedere Andy Murray come l’eterno incompiuto: sfigatello, perdente, goffo. In un certo senso lo scozzese sarà sempre così agli occhi di molti, perché, come dice lui: «Non importa quanto sia estasiato, la mia voce suona sempre noiosa, sono fatto così». Lo dice con quella autoironia che piace, Andy, quella che ti fa comprendere l’intelligenza di una persona che non ama prendersi sempre troppo sul serio.

Dichiarazione rilasciata dopo aver vinto il premio SPOTY (Sports Personality Of The Year, ndr), conferito dalla BBC alla personalità sportiva più influente dell’anno.
Quasi scontata come vittoria dopo la vittoria a Wimbledon che lo ha portato ad essere il primo britannico a vincere il trofeo dopo Fred Perry e più di una settantina d’anni; ma Wimbledon non è stato un caso. Fossati canterebbe che “si vive di lenta costruzione” e mai citazione fu più adatta per Murray. Non si può dire che lo scozzese sia dotato di un killer instinct naturale o sia stato particolarmente precoce nella conquista della gloria imperitura. Ci è arrivato per gradi. 

Quanto a talento è sempre stato un predestinato e per propria volontà e quella dei suoi coach “costretti” dal tennis moderno ha dovuto sacrificarlo in parte in ragion di vittorie e successi. Ha messo su più di otto chili di muscoli, costruito un gioco difensivo che non ha nulla da invidiare a Djokovic e Nadal e ha dovuto incassare delusioni feroci prima di riuscire, come il suo attuale coach Ivan Lendl, alla quinta occasione a centrare l’obiettivo. Prima la costanza, poi l’exploit. La strada di Murray è sempre stata in salita e ha dovuto spintonare avversari clamorosi prima di conquistare due Slam nell’arco di 10 mesi.

Dalla “sua” Miami (luogo nel quale si allena in off season ormai da parecchi anni) ha ritirato il premio e ringraziato tutti, con quella flemma e quel sorriso troppo british per non farti scappare un sorriso; e quella voce un po’ così, quella naturale attitudine a non esultare, alla lamentela, da ragazzo stanco e fin troppo tranquillo. 

Quello che ci si chiede ora è come rientrerà Andy Murray: dopo mesi di stop a causa dell’operazione alla schiena, l’obiettivo è quello di essere recuperato per gli Australian Open, ma non c’è ancora certezza su questo. Murray giocherà delle esibizioni tra fine Dicembre e inizio Gennaio per capire a che punto è la sua preparazione e se può ritenersi competitivo. Altra salita, altri spintoni. Ma come dice un banner interessante dell’Adidas apparso subito dopo la vittoria dello SPOTY, “non male per uno senza personalità”.

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