Quiet Please! Nadal e Williams: dominatori o scarsa concorrenza?

 

Due dominatori indiscussi del tennis, in questo momento. Non si può dire altrimenti di Serena Williams e Rafa Nadal, entrambi cannibali dei due circuiti tennistici.

Serena anche lo scorso anno aveva dato segnali di progetti dispotici, questa stagione ha soltanto confermato e attuato tali disegni.
La questione Nadal è invece differente: Rafa era fuori lo scorso anno, per ben sette mesi si è diviso tra pesca a Maiorca e riposo, prima di tornare ad allenarsi. Più che uno stop forzato è parso uno stop necessario, visti i risultati odierni.

 

Ma torniamo al 2013: la Williams ha vinto nove tornei, lasciando per strada pochissima roba, la più sostanziosa a Wimbledon, quella sconfitta contro la Lisicki che sull’erba è qualcosa di più di una mina vagante; e quella sconfitta contro Sloan Stephens a inizio anno in Australia. Poi si è pappata tutto, esattamente come Nadal, che ha vinto un torneo in più della statunitense e che viene da una striscia insolita per lui, quei ventitré match vinti consecutivamente sul cemento, da Indian Wells fino alla finale degli US Open.

Numeri impressionanti, numeri da veri numeri uno: vetta che manca a Rafa ma che conquisterà a breve, Djokovic è ormai rassegnato. Ma complimentandoci e constatando il valore di tali risultati non possiamo non considerare un fatto oggettivo e misurabile: la concorrenza ha di certo stentato.

 

E’ sempre stato un dibattito spinoso: quanto c’è di dominio e quanto di mancanza di avversari?

Limitiamoci al 2013, appunto: Serena è sì riuscita a vincere ancora il Roland Garros e nove tornei ma in realtà quando le avversarie sono state veramente pericolose e in forma ha vinto solo contro la Sharapova, che tecnicamente non ha alcuna arma nei confronti della Williams e di conseguenza nessun piano strategico per provare a batterla. La Azarenka è l’unica che è riuscita a tenerle testa e a sconfiggerla ma, finale degli US Open a parte, Vika ha avuto diversi problemi fisici quest’anno. Il resto? Una magra mai vista. Sulla terra non c’è più una vera specialista. La Kvitova non riesce più a trovare forma e determinazione, la Radwanska sta raggiungendo i limiti di peso minimo consentito per giocare a tennis ed ha colpi leggerissimi per Serena; la Stosur pare si sia presa un anno sabbatico e il resto della WTA non riesce a brillare troppo.

 

Nell’anno in cui Rafa torna e rivince quasi tutto, Djokovic scarseggia di tenuta e di picchi di gioco: sempre continuo e per questo unico vero avversario per lo spagnolo, ma non basta. Quasi certamente Nadal ci ha messo del suo: quella semifinale al Roland Garros quasi vinta dal serbo che scommettiamo abbia ancora gli incubi per quello smash, deve avere condizionato a livello mentale Djokovic. Nole però non ha praticamente mai mostrato, con eccezione per l’Australia, il suo miglior tennis. Neanche in finale a Wimbledon contro Murray, parso in forma e affamato soltanto per quel torneo, poi praticamente sempre battibile. Federer e il suo peggior anno del 2003, tra schiena che tormenta e mancanza di fiducia quasi patologica.

 

Altre delusioni: Del Potro, brillato in pochi tornei e non fondamentali, perso una finale quasi vinta a Indian Wells contro Rafa, infortunatosi sempre troppo spesso. Berdych, ormai assestatosi tra l’eccellenza e la mediocrità, in quel “quanto basta” che gli permette di rimanere a ridosso della top five ma non lo rende più giocatore imprevedibile e capace di imprese sorprendenti e di un gioco che ti fa stropicciare gli occhi. Tsonga, che ormai segue l’esempio del ceco, si è pure infortunato gravemente al ginocchio e torna solo questa settimana.

 

I giovani non sono cresciuti, accoccolati nel loro status di bamboccioni, così la vera sconfitta netta di Nadal è per mano di Darcis, numero 164 del Ranking.

 

Quando ci sono dominatori come Nadal e la Williams, ci si deve inchinare, i risultati non mentono mai. Ma certo hanno approfittato di un anno che ha visto a lungo una mancanza continua di veri protagonisti, con alcune eccezioni che non hanno spezzato un trend poi proseguito e che probabilmente in autunno non si fermerà.

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