Chip&Chop: Anna Chakvetadze, quel giorno che fece 'piangere' Israele

La chiamavano Anna Lacrima Facile Chakvetadze. Un soprannome non casuale, la russa riusciva a giocare e piangere contemporaneamente. Ma nel annunciare il suo ritiro gli occhi sono rimasti asciutti “Non mi vedo più come una giocatrice professionista, sono pronta a dire che la mia carriera è finita. Naturalmente è stata una decisione sofferta. Ma ho capito che avevo passato il punto di non ritorno”.

Non è stata una tennista come le altre. Un tennis a geometria variabile, tridimensionale. Sfruttava tutto il campo e per questo, spesso, paragonavano il suo tennis a quello della Hingis. E per questo lei, sempre, alzava gli occhi al cielo. La russa non ha mai avuto un carattere solare, aperto. Anzi come giocatrice è sempre stata molto chiusa. Molti pensavano, vedendola piangere in campo che fosse una fragile.

Mai giudizio poteva essere più sbagliato. Io di Anna Chakvetadze ricordo una partita di Fed Cup. Una partita decisamente speciale.

Correva l’anno 2008. Anno Olimpico. Perciò Maria Sharapova aveva accettato di giocare il primo turno di Fed Cup, in Israele. La settimana prima aveva vinto gli Australian Open stradominadoli. Accanto a lei il capitano russo aveva schierato Dinara Safina. Un turno di Fed Cup sulla carta facile facile per la Russia.

A Gerusalemme, quella settimana di febbraio fa un freddo inusuale e per qualche ora cade anche la neve. No, non ci sarà nulla di scontato in quel turno di Fed Cup.

Nel calcio il pubblico viene spesso definito il dodicesimo giocatore in campo, i tifosi Israeliani sono anche il tredicesimo, quattordicesimo e quindicesimo. E sugli spalti di quel campo da tennis urlano come ossessi, fischiano come dannati, disturbano tutto il possibile e anche oltre. Fair-play una parola che non esiste nel loro vocabolario. Del regolamento ne fanno palline di carta da lanciare. Trasformano ogni singolo punto in una bolgia.

Maria però, non è soprannominata la tigre siberiana per nulla: annienta prima Tzipora Obziler  6-0 6-4 poi risponde al clima infuocato gelando Shahar Peer per 6-1 6-1. E si toglie anche lo sfizio di zittire gli hooligan locali, portandosi l’indice alle labbra. I tifosi israeliani non la prendono bene.

Dinara Safina invece si era liquefatta nel suo match d’esordio. Aveva vinto il primo set 6-0 e poi si lasciava prosciugare dal tifo contro, perdendo il match quasi in stato di choc.

Sul 2 a 1 Russia, viene allora schierata in campo Anna Lacrima Facile Chakvetadze.

Nel primo set è tesa ma non si fa travolgere dalle emozioni, rimane calma e lo vince 6 a 4. Secondo set  3 a 2 per lei, servizio Obziler, Anna letteralmente, per dirla alla romana, sbrocca. E lo show ha inizio. Con il suo fisico minuto, occhi di un blu cristallino, la treccia bionda, gli orecchini di perla, diventa una furia. Qualcosa mai visto prima su di un campo da tennis. Inizia la sua guerra con chi è fuori. Come dicesse a tutti quelli che le fanno il tifo contro ‘Vieni se hai coraggio, ti aspetto fuori’.

Sembra invasata. Ad ogni punto vinto urla “C’mon!” a ripetizioni, le corde vocali sono portate al limite della rottura. Si batte il pugno sulla cassa toracica con una violenza da far temere  fratture multiple. Hewitt e Djokovic al confronto sono boy-scouts impegnati a far attraversare le vecchiette sulle strisce. E più urla, più il pubblico diventa feroce, più lei vince i punti. Lo stesso capitano russo le compagne di squadra e tutto lo staff russo prima provano quasi un senso di spavento ‘Oddio è impazzita!’ poi lo spavento diventa stupore divertito e si conclude con una ovazione della sua panchina quando Anna da alla Russia il terzo punto per la qualificazione. Cinquemila hooligan israeliani, domati da una treccia bionda e degli orecchini di perla.

Quando ieri, da oramai ex giocatrice, le hanno chiesto cosa consigliava ad un giovane che volesse diventare un professionista ha risposto “Tu puoi giocare un buon tennis, ma se una giocatrice non ha carattere, non riuscirà mai a raggiungere buoni risultati. Nel tour ci sono duemila giocatrici e ciascuna ha qualcosa di speciale, qualcuna la velocità, altre un colpo particolare. Ma se non sei preparata a lottare fino alla fine e in alcuni casi anche ad andare oltre, allora è meglio non provarci neppure”.

Io Anna Chakvetadze la ricordo in quel giorno lì, come una che è riuscita ad andare oltre. 

 

Anna Chakvetadze contro i tifosi Israeliani in Fed Cup

Dalla stessa categoria